Il controllo delle compensazioni tra Fisco e contribuenti è un tema centrale, viste le frequenti irregolarità emerse. Le Sezioni Unite della Cassazione hanno chiarito la distinzione tra crediti inesistenti e non spettanti e i rispettivi termini di decadenza. La recente riforma fiscale del 2024 ha introdotto nuove sanzioni e procedure, inclusa una causa di non punibilità per l’indebita compensazione di crediti non spettanti. Scopriamo i dettagli delle nuove normative e le loro implicazioni legali.
Il controllo delle compensazioni dei rapporti di debito/credito tra il Fisco ed i contribuenti è già da diverso tempo oggetto di una certa attenzione da parte del legislatore.
La ragione dei diversi interventi legislativi risiede nei risultati ottenuti dai controlli effettuati dall’Agenzia delle Entrate, volti a verificare la correttezza delle compensazioni operate, che hanno fatto emergere, spesso, veri e propri abusi, pur consci che nel corso di questi anni si è aperto un vero e proprio dibattito sulla distinzione fra crediti inesistenti e crediti non spettanti.
L’intervento delle Sezioni unite su crediti non spettanti e inesistenti
La questione posta alle Sezioni Unite investe proprio la nozione di crediti d’imposta inesistenti, oggetto di considerazione dall’art. 27, commi da 16 a 20, del D.L. n. 185/2008, conv. con mod. dalla L. n. 2/2009, e, poi, a seguito delle modifiche operate con il D.Lgs. n. 158 del 2015, dall’art. 13, comma 5, del D.Lgs. n 471/97, e se essa debba o meno essere distinta da quella di crediti d’imposta non spettanti, attualmente oggetto di considerazione dall’art. 13, comma 4, del D.Lgs. n. 471/1997, refluendo, in particolare, sulla applicabilità del termine di decadenza lungo, di otto anni, anziché di quello ordinario, previsto dell’art. 43, terzo comma, del D.P.R. n. 600/73.
Il principio di diritto affermato dai massimi giudici è i