Vediamo cosa afferma una recente sentenza di Cassazione che punta l'attenzione sul calcolo corretto delle soglie di punibilità.
La Suprema Corte di Cassazione è intervenuta su una questione che investe sostanzialmente le soglie previste per il reato di dichiarazione infedele, facendo scattare ugualmente il reato in presenza di un quadro in bianco.
Il fatto: presentazione della dichiarazione senza alcuni quadri
L’imputato, titolare di una ditta individuale, aveva emesso fatture nei confronti di una s.p.a., per un imponibile di 984.672 euro e iva per 206.777 euro, omettendo la presentazione della dichiarazione Iva; mentre nella dichiarazione dei redditi, pur presentata, ometteva l'indicazione dei dati relativi all'Iva, compilando la dichiarazione solo in relazione ai quadri NS, RG e VA.
Ulteriori controlli, eseguiti tramite spesometro, la cui attendibilità è stata riscontrata dall'incrocio tra i dati forniti e la documentazione prodotta da una serie di ditte, hanno poi consentito di accertare che l'impresa ha avuto rapporti commerciali con altri soggetti, sicché è stato appurato che la ditta ha emesso fatture per complessivi 1.036.711 euro, con Iva pari a 217.593 euro.
Il Tribunale di Brescia assolveva l’imputato, perché il fatto non sussiste, dal reato di cui all'art. 4 del d.lgs. n. 74 del 2000.
La Corte di appello di Brescia, in riforma della decisione di primo grado, dichiarava l’imputato colpevole del reato ascrittogli e lo condannava alla pena di anni 2 di reclusione, applicandogli le pene accessorie di cui all'art. 12 del d.lgs. n. 74 del 2000 e ordinando la confisca dei beni immobili e mobili nella disponibilità dell'imputato, sino alla concorrenza della somma di 217.709 euro.
Avverso la sentenza della Corte di appello lombarda, il contribuente ha proposto ricorso per cassazione.
La difesa dell’imputato
Per quel ci interessa in questa sede, la difesa censura la formulazione del g