Si può negare l’agevolazione per l’IMU al contribuente, possessore di un immobile in un Comune, nonostante l’abitazione principale di quest’ultimo sia diversa da quella del coniuge, sita in un Comune diverso?
Può essere concessa una doppia esenzione, a prescindere dal fatto che gli immobili siano ubicati nello stesso comune o in comuni diversi?
La risposta a tale quesito è fornita dal giudice di legittimità, con un recente intervento, alla luce di una recente sentenza della Consulta.
Esenzione IMU: il principio
Il contribuente ha diritto all’esenzione dall’Imu prevista per l’abitazione principale[1] anche nel caso in cui il coniuge sia residente in un altro Comune; ciò per effetto della sentenza n. 209/2022 della Corte Costituzionale che ha riscritto la definizione di abitazione principale.
La Consulta ha dichiarato l’illegittimità della norma (art. 13, comma 2, quarto periodo, D. L. n. 201 del 6 dicembre 2011; art. 13, comma 2, quinto periodo, D. L. n. 201/2011 ; art. 1, comma 741, lettera b), L. n. 87/1953) nella parte in cui richiede, ai fini dell’agevolazione IMU, che l’immobile sia utilizzato come abitazione principale non solo dal soggetto passivo, ma anche dal suo nucleo familiare.
Tale assunto è stato recentemente statuito dalla Cassazione.[2]
Il caso di Cassazione: mancato riconoscimento esenzione IMU a coniugi con residenza in due comuni diversi
Nel caso di specie, un comune ha emesso un avviso di accertamento Imu 2013, per mancato riconoscimento dell’agevolazione per l’abitazione principale, a carico di un contribuente residente in una città dell’Abruzzo ma con il coniuge residente in un altro comune del litorale abruzzese.
Il contribuente, residente nel Comune di Martinsicuro (il coniuge della quale aveva conservato la residenza nel Comune di Teramo), ha proposto ricorso avverso l’avviso di accertamento relativo ad IMU per il 2013, in relazione al mancat