La diffusione dei “remote workers” ha sollevato diversi dubbi interpretativi di natura fiscale soprattutto in relazione alle implicazioni in tema di residenza fiscale del lavoratore, costretto a svolgere l’attività dalla sua abitazione, a volte ubicata in Paesi diversi da quello in cui l’attività lavorativa era precedentemente prestata in presenza.
Considerata la complessità delle fattispecie prospettate, con tale contributo si richiamano alcune tra le risposte ad istanze di interpello, fornite al riguardo dall’Agenzia delle Entrate.
Le forti innovazioni tecnologiche e, a partire dal 2020, l’emergenza sanitaria da Covid-19 con le conseguenti misure restrittive imposte dai vari Stati, hanno inevitabilmente accelerato l’implementazione della modalità di lavoro in smart working.
Si è dunque sempre più accentuato il ricorso a modalità alternative di lavoro, in cui la presenza fisica del lavoratore nel luogo di lavoro è stata via via affiancata (se non sostituita, in alcuni casi) da una “presenza digitale” dello stesso, in grado di fornire il medesimo apporto alla propria azienda o ai propri clienti anche per il tramite di un computer collegato alla rete.
Tale situazione ha reso necessario un approfondimento delle tematiche da un punto di vista fiscale, non essendo poche le incertezze sollevate dallo svolgimento del lavoro a distanza.
In proposito, occorre innanzitutto evidenziare che l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha affrontato il tema delle implicazioni fiscali potenzialmente derivanti dalle nuove modalità di lavoro imposte dall’emergenza sanitaria, emanando delle linee guida in materia, con l’intento di fornire indicazioni agli Stati aderenti nell’interpretazione delle Convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni.
In sintesi, l’Ocse ha suggerito ai Paesi aderenti di non considerare le situazioni temporanee determinate da tale “causa di forza maggiore”, facendo esclusivo riferimento ai comportamenti che sarebbero stati tenuti in uno scenario di normalità, senza dare rilevanza alle deviazioni dettate dall’emergenza.
Lo smart working per un committente estero
Una delle questioni principali riguarda le prestazioni di lavoro svolte da casa per conto di un committente estero.
Nell’ambito delle Convenzioni contro le doppie imposizioni conformi al modello OCSE, sia per i redditi di lavoro dipendente che per quelli di lavoro autonomo la regola base è quella per cui, fermo re