In questo periodo i prezzi delle materie prime hanno un andamento (crescente) imprevedibile. Il rischio per alcuni imprenditori è di vendere beni ad un prezzo troppo basso.
Consapevoli di questo, alcuni clienti esteri sono disposti a concedere una “sovvenzione” al fornitore, al fine di coprire i maggiori costi produttivi.
Prendendo in esame un caso ipotetico, si analizzano gli effetti – ai fini Iva e ai fini doganali – della variazione in aumento.
Il caso: cliente USA eroga a fornitore italiano somme a compensazione dell’aumento del prezzo della materia prima
La situazione esaminata è quella di seguito descritta. Una azienda italiana produce in Italia ed esporta in USA marmitte per motociclette.
A monte di queste operazioni è stato sottoscritto tra le parti (ITA e USA) un contratto che fissa i prezzi di vendita.
La merce prodotta viene esportata negli USA con fattura non imponibile ai sensi dell’articolo 8, comma 1, lettera a), Dpr 633/1972 e, a seguito di apposita dichiarazione doganale, la merce viene vincolata al regime di esportazione.
Le marmitte sono fatte di acciaio (in ogni marmitta vengono utilizzati circa 2 kg di acciaio).
Il cliente USA si rende disponibile a venire incontro alle esigenze del produttore italiano erogando allo stesso delle somme di denaro per compensare l’aumento vertiginoso della materia prima.
Nello specifico, le somme erogate tengono conto del solo aumento di costo della materia prima (acciaio).
A titolo di esempio, relativamente alle forniture effettuate nel solo mese di febbraio, il cliente USA riconosce a ITA un importo di 250.000 euro.
Il fornitore ITA si pone la questione se debba emettere una fattura (ancora non imponibile, ai sensi de