L’esistenza di un provvedimento penale favorevole al contribuente non impedisce al giudice tributario una valutazione dei fatti conforme alle tesi del fisco?
Il giudice tributario deve procedere ad una autonoma valutazione, secondo le regole proprie della distribuzione dell’onere della prova nel giudizio tributario, degli elementi probatori acquisiti nel processo penale, anche qualora ritenga di fondare il proprio convincimento su tali elementi?
Nell’esercizio dei propri autonomi poteri di valutazione della condotta delle parti e del materiale probatorio acquisito agli atti, il giudice tributario deve, in ogni caso, verificarne la rilevanza nell’ambito specifico in cui esso è destinato ad operare?
Gli atti del procedimento penale vanno valutati dal giudice tributario in maniera critica e non automatica?
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla vincolatività della sentenza penale di assoluzione nell’ambito del giudizio tributario avente ad oggetto i medesimi fatti, evidenziando la circostanza che l’accertamento sui medesimi fatti operato in sede penale vincola il giudice tributario.
L’ordinanza in parola ha il pregio di evidenziare che l’accertamento di fatto, effettuato in sede penale con sentenza passata in giudicato, se effettuato in maniera “critica” appare sufficiente a vincolare il giudice tributario e non è subordinato a decadenze e preclusioni istruttorie.
Infatti, la sentenza di assoluzione trova efficacia in sede tributaria qualora vi sia una esplicita e appunto non acritica valutazione da parte della Commissione Tributaria in merito ai medesimi fatti riscontrati in sede penale e tributaria.
Vexata quaestio dell’efficacia del giudicato penale nel processo tributario
Nel processo tributario la sentenza penale di assoluzione trova efficacia solo qualora vi sia esplicita valutazione critica e non automatica del giudice di merito dei fatti, in ordine ai quali si è pronunciato il giudice penale, con sentenza irrevocabile, che sono i medesimi su cui si controverte in sede tributaria.
La sentenza penale irrevocabile di assoluzione dal reato tributario, emessa con la formula “perché il fatto non sussiste”, non spiega automaticamente efficacia di giudicato, ancorché i fatti accertati in sede penale siano gli stessi per i quali l’Amministrazione finanziaria ha promosso l’accertamento nei confronti del contribuente, ma può essere presa in considerazione come possibile fonte di prova dal giudice tributario, il quale, nell’esercizio dei propri poteri di valutazione, deve verificarne la rilevanza nell’ambito specifico in cui detta sentenza è destinata ad operare.[1]
Nessuna automatica autorità[2] di cosa giudicata può attribuirsi alla sentenza penale irrevocabile, di condanna o di assoluzione