Le imprese che, in relazione alla peculiarità dell’attività esercitata, si trovano ad effettuare operazioni con soggetti esteri che adottano una moneta di conto differente dall’euro, sono tenute ad adottare adeguate procedure di conversione dei cambi.
Le registrazioni di partite contabili valorizzate in moneta estera devono essere convertite in euro anche ai fini della corretta rappresentazione di tali elementi nella dichiarazione dei redditi.
Nell’articolo abbiamo affrontato i seguenti argomenti:
- Valuta estera e principi contabili
- Utili o le perdite sui cambi nel sistema tributario
- Contabilità plurimonetaria
- Tassi di cambio
- Differenza sui cambi e indicazione in dichiarazione dei redditi
Valuta estera e principi contabili
Un’operazione in valuta estera è un’operazione effettuata dalla società che redige il bilancio e che è espressa in una valuta diversa dall’euro (OIC 26).
Un’operazione in valuta estera può determinare l’iscrizione in bilancio di attività o passività monetarie o non monetarie.
Il bilancio d’esercizio deve essere redatto in unità di euro ai sensi dell’articolo 2423, comma 5 del Codice civile.
Ciò nonostante, nelle ipotesi in cui nel corso dell’esercizio, siano poste in essere operazioni in valuta estera è necessario rilevarle inizialmente in moneta di conto e, se non regolate a fine esercizio, valutare a bilancio le relative attività o passività monetarie o non monetarie.
La norma di riferimento delle operazioni in valuta estera è l’articolo 2425-bis, comma 2 del Codice civile in cui viene previsto che:
“i ricavi e i proventi, i costi e gli oneri relativi ad operazioni in valuta devono essere determinati al cambio corrente alla data nella quale la relativa operazione è compiuta”.
Vanno pertanto rilevate in contabilità al tasso di cambio (rapporto tra euro e valuta estera) della data di effettuazione dell’operazione (atto della consegna del bene o ultimazione del servizio).
Il successivo e distinto “regolamento finanziario” rileva solamente ai fini del calcolo delle differenze di cambio che emergono alla data di realizzo e che non rettificano i ricavi e i costi già iscritti in sede di rilevazione iniziale dell’operazione in valuta ma vanno iscritti a conto economico alla voce C.17-bis) “Utili e perdite su cambi”.
Tale criterio è valevole sia per le operazioni di natura commerciale, che fanno sorgere costi o ricavi, che per quelle di natura finanziaria o altra natura, che generano proventi o oneri.
In linea di principio, i soggetti che effettuano operazioni in valuta estera, sono tenuti alla conversione in euro di ogni singola movimentazione effettuata ma è consentito procedere direttamente alla conversione dei saldi dei relativi conti, come risultanti al termine dell’esercizio, qualora l’impresa:
- abbia optato per la tenuta di una contabilità plurimonetaria in virtù della sistematicità dei rapporti intrapresi in valuta estera;
- eserciti la propria attività tramite stabili organizzazioni all’estero.
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