Decreto dignità: le misure in materia di fisco e lavoro

Proponiamo le pillole di maggior interesse del Decreto Dignità: contratti a tempo determinato, restituzione dei contributi in caso di delocalizzazione, restrizione sul lavoro in somministrazione, aggiornamento del redditometro, proroga del termine di invio dello spesometro ed abolizione dello split payment per i professionisti

Segnaliamo le principali misure contenute nel decreto Dignità come anticipato dal Consiglio dei Ministri. Non sono da segnalare novità a grande impatto, tuttavia entrano in vigore una serie di misure che possono essere di interesse, pensiamo all’abolizione dello split payment per i professionisti che lavorano con la Pubblica Amministrazione o delle restrizioni all’uso del contratto di lavoro a tempo determinato.

 

Provvedimenti in materia di lavoro

Contratti a tempo determinato: la durata massima scende a 24 mesi, mentre prima arrivava ad un massimo di 36 mesi.

– Reintroduzione del contratto causale, cioè dell’indicazione di una motivazione che giustifichi l’utilizzo del contratto a tempo determinato. Le causali ammissibili sono: esigenze temporanee e oggettive, attività straordinarie per il datore di lavoro, esigenze sostitutive, picchi di lavoro temporanei non programmabili, attività stagionali individuate da apposito decreto ministeriale.

La causale è esclusa solo ai contratti a tempo determinato di durata inferiore ai 12 mesi, ma diventa obbligatoria col primo rinnovo successivo. I contratti a tempo determinato diventano ancora più costosi in termini contributivi, con un aumento di 0,5 punti percentuali (da 1,4% a 1,9%) dei contributi dovuti dall’imprenditore. Sul tema leggi anche: Contratti a termine assistiti presso l’Ispettorato: necessaria la causale.

– Reintroduzione dei famigerati voucher principalmente utilizzabili nel settore agricolo, ma potrebbero essere estesi ad altri (o forse a tutti i) settori produttivi.

Incentivi contributivi, attenzione alla trappola! L’impresa che ne usufruisce li perde se riduce prima di 10 anni l’occupazione nell’unità produttiva dove ne fruisce: in pratica in caso di delocalizzazione all’estero l’impresa li dovrà restituire con aggravi.

Contratti di somministrazione: verranno aboliti quelli a tempo indeterminato e quelli a tempo determinato subiranno una stretta per cui saranno assoggettati al limite del 20% di utilizzo della forza lavoro sul totale dell’organico complessivo e saranno più cari dal punto di vista contributivo.

 

Provvedimenti in materia fiscale

– Modifica del redditometro mediante l’introduzione di una disposizione secondo cui il decreto ministeriale attualmente vigente, che elenca gli elementi indicativi di capacità contributiva (Dm 16 settembre 2015), non ha più effetto per i controlli ancora da eseguire relativi al 2016 ed agli anni successivi. Inoltre, si stabilisce l’adozione da parte del Mef di un nuovo decreto in materia, dopo aver sentito l’Istat e le associazioni maggiormente rappresentative dei consumatori: in pratica gli indci su cui si basa il redditometro saranno aggiornati.

Spesometro: non arriva l’eliminazione (lo spesometro sarà eliminato dal 2019 con l’introduzione della fattura elettronica): il decreto stabilisce il rinvio della prossima scadenza per la trasmissione della comunicazione dei dati delle fatture emesse e ricevute; infatti, viene stabilito che i dati relativi al terzo trimestre 2018 possono essere inviati telematicamente all’Agenzia delle entrate entro il 28 febbraio 2019, anziché entro il secondo mese successivo al trimestre (cioè il 30 novembre 2018). Da questo provvedimento si desume che dal 2019 dovrebbe divetare obbligatoria la fattura elettronica generalizzata.

– Abolizione del meccanismo della scissione dei pagamenti (lo split payment) solo per le prestazioni di servizi rese alle pubbliche amministrazioni da liberi professionisti i cui compensi sono assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta o di acconto.

 

 

3 luglio 2018

Antonio Tuzio e Luca Bianchi