Riforma del processo tributario: i punti critici

evidenziamo i possibili punti critici dei progetti di riforma del processo tributario che sono stati pubblicizzati in questi giorni: la riforma appare necessaria ed urgente, ma deve essere ben scritta!

pallacorda003Il Governo è ormai deciso, giustamente, a riformare totalmente le Commissioni Tributarie e promuovere una riforma complessiva per garantire ai cittadini una giurisdizione più efficiente e tempi del giudicato più celeri, mediante misure che rafforzino la professionalità dei giudici tributari.

In tal senso, si è espressa favorevolmente la Sesta Commissione Finanze del Senato nel dare parere positivo al documento di Economia e Finanze 2016.

A tal proposito, il Partito Democratico ha presentato alla Camera dei Deputati la proposta di legge n. 3734 dell’8 aprile 2016 di delega al Governo per la soppressione delle Commissioni Tributarie Regionali e Provinciali e per l’Istituzione di Sezioni specializzate tributarie presso i Tribunali Ordinari.

In sintesi, le principali novità della suddetta proposta di legge sono le seguenti.

  • Sezioni specializzate presso i tribunali ordinari

La delega prevede la soppressione delle attuali commissioni tributarie provinciali e regionali e l’attribuzione dei relativi procedimenti a una o più sezioni specializzate tributarie istituite presso ogni tribunale ordinario situato nel comune capoluogo di provincia che è oggi sede di commissione provinciale. Sarà soppresso anche il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria e le sue funzioni saranno svolte dal Consiglio superiore della magistratura.

  • Rafforzamento organico magistratura

La delega prevede che le risorse rese disponibili in seguito alla soppressione delle commissioni tributarie e del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria siano utilizzate per l’assunzione di 750 nuovi magistrati con due concorsi da bandire nell’arco di 12 mesi.

  • Passaggio personale al Ministero della Giustizia

La delega prevede che il personale amministrativo delle commissioni tributarie passi nei ruoli dell’amministrazione giudiziaria con qualifica funzionale corrispondente a quella del personale adibito alle medesime funzioni. Il transito avrà luogo in due fasi: una prima metà dell’organico all’entrata in vigore del primo decreto legislativo, l’altra metà decorsi due anni dall’entrata in vigore della riforma.

  • Formazione e aggiornamento magistrati

La delega prevede che l’assegnazione dei giudici alle sezioni specializzate tributarie da parte del Csm avrà luogo in base alla disciplina prevista per le sezioni lavoro. I magistrati assegnati alle sezioni tributarie dovranno già avere un minimo di esperienza professionale (almeno la seconda valutazione di professionalità), avranno l’obbligo di seguire corsi di formazione e aggiornamento professionale stabiliti dalla Scuola superiore della magistratura e l’incarico sarà a tempo (tra i 5 e i 10 anni).

  • Giudizio efficiente e tempestivo

La delega prevede che in primo grado le sezioni specializzate tributarie giudichino in composizione monocratica e invece in composizione collegiale sul reclamo avverso la sentenza del giudice unico. Il collegio che giudicherà il reclamo sarà composto esclusivamente da magistrati ordinari della sezione specializzata e la sua sentenza potrà essere ricorribile per cassazione. Sia per la fase di cognizione che per quella di esecuzione si applicheranno, in quanto compatibili, le regole del rito tributario attuale.

  • Patrocinio e assistenza tecnica

La delega prevede che il patrocinio possa essere affidato agli stessi soggetti oggi legittimati all’assistenza tecnica quando la sezione giudica in composizione monocratica e solo ad avvocati o commercialisti quando giudica sulle cause di reclamo. Sarà comunque possibile la difesa personale per le cause tributarie il cui valore non supera i 3.000 euro.

  • Abbattimento arretrato tributario in Cassazione

La delega prevede che i magistrati in pensione da meno di 2 anni e che abbiano esercitato per almeno 5 anni funzioni di legittimità possano essere nominati dal Csm giudici ausiliari presso la Corte di Cassazione per smaltire il contenzioso in materia tributaria ancora pendente. Come rilevato in più occasioni dal primo presidente Giovanni Canzio circa il 30% dell’enorme arretrato civile riguarda la materia tributaria.

  • Regime transitorio

La delega prevede che le commissioni tributarie cessino definitivamente le funzioni decorsi due anni dall’entrata in vigore della riforma trattando fino a quella data i procedimenti già iscritti. Dopo i due anni i procedimenti eventualmente ancora pendenti saranno riassegnati alle sezioni specializzate ordinarie.

Il mio disegno di legge di riforma delle Commissioni Tributarie, con la relativa relazione visionabile e scaricabile dal mio sito (www.studiotributariovillani.it), invece, prevede una generale revisione della giustizia tributaria sulla base dei seguenti principi.

  1. LA GESTIONE ED ORGANIZZAZIONE NON DEVE ESSERE PIU’ DEL MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE MA DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Per attuare l’effettiva terzietà dei giudici tributari ai sensi dell’art. 111 della Costituzione, comma 2, “Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata” è urgente sottrarre al Ministero dell’Economia e delle Finanze la gestione e l’organizzazione delle commissioni tributarie, in quanto parte interessata nel contenzioso, ed affidarla ad un organismo terzo, come per esempio la Presidenza del Consiglio dei Ministri (la cui alta vigilanza è prevista dall’art. 29 decreto legislativo n. 545 del 31 dicembre 1992), perché la giustizia tributaria oltre che “essere” deve necessariamente “apparire” neutrale.

Si deve istituire un ruolo autonomo della magistratura tributaria, distinto dalla magistratura ordinaria, amministrativa e contabile (c.d. quarta magistratura), la quale peraltro deve avere in futuro anche un riconoscimento costituzionale.

Non si può assistere, come invece accade oggi, che il Ministro delle Finanze gestisca l’organizzazione dei giudici tributari per le nomine, i trasferimenti e l’avanzamento di carriera.

  1. NUOVA DENOMINAZIONE DELLE COMMISSIONI TRIBUTARIE

Le Commissioni Tributarie proprio alla luce di quanto detto al punto n. 1) dovranno avere una diversa denominazione:

  • Tribunale Tributario;

  • Corte D’Appello Tributaria;

  • Corte di Cassazione Sezione Speciale Tributaria.

  1. I GIUDICI TRIBUTARI DEVONO ESSERE A TEMPO PIENO E PROFESSIONALMENTE COMPETENTI

Oggi i giudici tributari sono a tempo parziale e questo non garantisce una perfetta competenza e professionalità nel delicato settore fiscale.

L’assunzione del giudice tributario deve avvenire per concorso pubblico, per titoli ed esami a base regionale con specifico riferimento alle norme tributarie e processuali.

I professionisti per far parte delle commissioni tributarie devono cancellarsi dai rispettivi albi professionali.

  1. GIUDICE MONOCRATICO

Si può prevedere l’istituzione del Giudice Monocratico per tutte le controversie di importo non superiore a € 20.000,00 d’imposta che vanno oggi a mediazione, per le cause catastali e per i giudizi di ottemperanza senza limiti di importo.

  1. DIGNITOSO TRATTAMENTO ECONOMICO DEI GIUDICI TRIBUTARI

Oggi i giudici tributari non percepiscono alcun compenso per la sospensiva, e soltanto la misera somma di euro 25 nette a sentenza depositata peraltro pagata con ritardo.

Questi miseri compensi non fanno altro che offendere la dignità del giudice tributario ed ecco perché è necessario prevedere con urgenza un compenso dignitoso sia per le udienze di sospensiva e di merito, sia per il deposito delle sentenze oltre che un congruo e dignitoso compenso mensile e rimborso spese.

  1. CONSIGLIO DI PRESIDENZA DELLA GIUSTIZIA TRIBUTARIA

Nel mio disegno di legge rimane il Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria tenuto conto dell’autonomia della magistratura tributaria come sopra esposto.

  1. DIFENSORI TRIBUTARI

Nel mio disegno di legge rimangono tutti gli attuali difensori tributari senza alcuna esclusione.

CONCLUSIONE

La Riforma delle Commissioni Tributarie è sentita da molti anni dai contribuenti e dalle categorie professionali, tenuto conto della delicatezza del ruolo svolto e delle particolari questioni che vengono trattate.

Non si deve pensare che l’esigenza della suddetta riforma è giustificata dai recenti scandali e arresti dei giudici tributari (si vedano i casi di Roma, Napoli, Milano e Bari), ma la riforma è necessaria perché i giudici tributari devono essere giudici professionali, ben pagati ed indipendenti (anche all’apparenza) dal MEF, e competenti a decidere le delicate e difficili questioni tributarie, che in caso di errori, anche involontari, possono portare al fallimento delle aziende, o peggio ancora al suicidio dei contribuenti.

Ormai è arrivato il momento indifferibile di smantellare totalmente le attuali commissioni tributarie e creare giudici tributari a tempo pieno non più dipendenti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, ma dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

L’esigenza di un’ampia riconsiderazione della giurisdizione in materia tributaria è largamente avvertita dai contribuenti e dai professionisti del settore.

Infatti, occorre garantire tempestività, trasparenza ed efficienza nel rendere giustizia su temi che incidono così in profondità sui diritti dei cittadini e sui rapporti tra il cittadino e la pubblica amministrazione.

In definitiva, l’attuale strutturazione della giustizia tributaria non appare più adeguata e, di conseguenza, è necessaria ed urgente una totale e radicale riforma.

A tal proposito, è necessario un sereno ed equilibrato dibattito tra tutti i soggetti istituzionali e professionali per arrivare ad avere una giustizia tributaria con giudici professionali, specializzati, a tempo pieno, ben retribuiti e, soprattutto, terzi ed imparziali nel rispetto dell’art. 111, comma 2, della Costituzione.

22 aprile 2016

Maurizio Villani