Tax compliance: il piano d’azione Base Erosion and Profit Shifting (BEPS), transfer price, scambio di informazioni, reporting country by country, politica fiscale, tassazione del reddito d'impresa

i Paesi del G20 stanno programmando le strategie per i prossimi interventi di contrasto all’evasione internazionale: l’argomento su cui si punterà l’attenzione sono le pratiche di transfer price… ecco tutte le novità dell’incontro tenutosi a Parigi sulla cooperazione internazionale contor l’evasione fiscale

riciclaggio-denaro-sporco-568070La conferenza di Parigi affronta il tema del “Transfer Price” e delle “pratiche elusive”, viene introdotta dal Direttore del centro sulle Politiche Fiscali dell’OECD (Mr. Pascal Saint Amans) il quale ha dato chiarissime delucidazioni agli operatori del settore presenti, in particolare sulle azioni che vegono intraprese nel “Base Erosion Profit Shifting” (2012) e che trovano implementazione a partire dal gennaio 2017.

Importante sin da subito mettere in luce il nocciolo duro della questione, ovvero quello che, dai dati analizzati e raccolti e comunicati durante la conferenza di Parigi è emerso che la media di tassazione che subiscono le multinazionali operanti nei Paesi OCSE ed in UE non supera mai l’8% del reddito complessivamente generato e dichiarato. Questo non è “fair taxation” se si paragona il dato sulla tassazione effettiva che subiscono gli Individui in UE nella media 30-40% fino al 50% (autonomi, dipendenti etc…). Inutile dire che l’obiettivo delle azioni del programma BEPS 2012 è quello di portare maggiori entrate agli Stati sulla base di regole più trasparenti il che, richiede un maggiore sforzo di cooperazione, scambio e dialogo tra le amministrazioni fiscali che sarebbe necessaria ed imprescindibile nella fase di globalizzazione finanziaria dei mercati del mondo di oggi giorno.
Una prima fase di implementazione del piano d’azione “BEPS” che incide sui sistemi fiscali dei Paesi Membri dell’Unione Europea la si trova già nella proposta di Direttiva del Consiglio Europeo del gennaio 2016, contenente una prima bozza di norme che i Paesi membri dovranno recepire ed attuare contro le pratiche di elusione fiscale con maggiori sanzioni per i “tax planning aggressivi” che incidono in maniera distorsiva sul funzionamento del mercato interno dell’Unione Europea.
Chiaro e fortissimo il messaggio di successo conseguito nella prima fase repressiva contro l’evasione fiscale che oggi è quasi terminata, in quanto poco manca ad arrivare a mettere la parola “fine della storia” sugli “abusi di trattati internazionali” [il c.d. “treaty shopping” (action6)]. Coma dottrina di Diritto Internazionale, è ormai largamente condiviso anche in tutti i Paesi membri dell’Unione Europea che i trattati internazionali sono concepiti nell’ambito di una negoziazione tra due Stati sovrani per essere utilizzati tra di loro. E’ quindi vietato utilizzare il trattato internazionale tra il Paese A ed il Paese C per ottenere un risparmio fiscale nel Paese B (ove potrebbe essere localizzata una Subsidiary di un gruppo o una stabile organizzazione per esempio nei c.d. tax planning aggressivi).
Nel sistema fiscale italiano, in materia di tassazione del reddito d’impresa, la norma sul Transfer Pricing la troviamo nell’art. 110 comma 7 del T.U.I.R. , tuttavia secondo un recente orientamento della Suprema Corte non sarebbe una norma “anti-elusiva”. Tuttavia, è doveroso mettere in guardia gli operatori del settore “libertini” o “naif” che possono rischiare di incappare in operazioni e pratiche di tax planning aggressive, poiché in questo ambito legislativo fiscale di implementazione del Paino d’azione in UE contro l’erosione della base imponibile trova ancora più spazio applicativo il mandato di arresto europeo introdotto del Consiglio d’Europa con la Decisione 2002/584/GAI.
Come risaputo i “tax planning aggressivi” hanno già riguardato numerosi contenziosi tributari in Italia per i quali sono pendenti procedimenti MAP che devono ancora essere riportati al G20 [i.e.: quelli relativi a casi di utilizzo artificioso di strutture estere e/o di schemi societari macchinosi i cui esiti hanno portato a sottrarre base imponibile a tassazione ordinaria a danno dello Stato Italiano]. (Action 14).
Se, ad esempio, un paese ha 1.100 dispute pendenti con la procedura internazionale del MAP, le quali hanno superato i due anni senza arrivare ad un arbitrato conclusivo per la risoluzione e/o eliminazione della doppia imposizione, è verosimile che il Ministero delle Finanze del Paese abbia delle difficoltà o scomodità nel dare il reporting al G20 delle procedure pendenti e delle ragioni sottostanti, promettono sempre di riportare ai loro commissari fiscali per migliorare la procedura MAP ed essere più selettivi ai casi che riguardano corruzione etc …
Dalla conferenza di Parigi emerge che il piano d’azione nella fase di “setting” dell’azione 13 dal 1.1.2017 rende obbligatorio il “Country-by-Country Reporting” (c.d. CbCR). Infatti, nel piano d’azione BEPS entro il 1.1.2017 anche l’Agenzia delle Entrate, ci si aspetta, dovrà prendere delle decisioni sul tema “transfer pricing” ed “erosione di base imponibile” con particolare riferimento alla norma istituita nell’art. 110 comma 7 del T.U.I.R. al fine di rendersi sempre più cooperativa e collaborativa ovvero poter dialogare con le altre amministrazioni fiscali estere in maniera efficiente, continuativa e trasparente sino all’arrivo dello “scambio automatico” delle informazioni al quale mancano tra l’altro pochi mesi.

A questo proposito infatti dice, Mr. Pascal Saint-Amans, il Forum delle Amministrazioni Fiscali sta già lavorando sulla rivisitazione delle azioni da implementare ed in particolare sul monitoraggio dell’azione 14 volta al miglioramento della efficienza dei contenziosi fiscali internazionali, è molto importante che i Paesi abbiano risolto il maggior numero di contenziosi interni ed internazionali aperti con la pratica del MAP in quanto questa azione 14 potrà portare ad un grande cambiamento in materia di risoluzione di dispute internazionali anche per quanto riguardo la scelta dell’autorità competente da parte dei commissari.

Sempre, Mr. Pascal Saint-Amans, dice che alcuni paesi hanno adottato il “Patent Box” senza che questo strumento fosse ancora avvallato da un “common standard” dell’OECD e dopo un discorso abbastanza approfondito sullo strumento fiscale, lo ritiene uno strumento “non tax-compliant” con gli standard OCSE. Ciò non vuole dire che un Paese non lo debba utilizzare. Egli, afferma che lo strumento del credito fiscale sia la migliore soluzione per un Paese che debba trovare un’esenzione o agevolazione fiscale per gli investimenti in ricerca e sviluppo e che soprattutto in ambito di gruppi multinazionali, il “tax credit” funziona meglio.

Sull’aspetto primario, quello del “transfer pricing” (BEPS Action 8 – 10) asserisce che un apposito dipartimento dell’OECD sta analizzando un database molto ampio di dati ed informazioni , che include dati di paesi non membri e dei Paesi membri OECD, non viene tralasciata nessuna area geografica esistente sulla faccia della terra.
Mr. Saint-Amans ha dato un aggiornamento lampo sullo status delle negoziazioni in materia di trattati internazionali, sempre con oggetto il progetto BEPS (BEPS action 15) dicendo che ci sono già 96 paesi al tavolo della negoziazione e che a Maggio pubblicheranno lo schema d’azione e se non lo faranno sarà perché sottoporranno un questionario a tutti gli stakeholders per avere un loro chiarimento o feedback sull’azione globale di implementazione degli strumenti multilaterali.
Infatti, il 27 Febbraio 2016, durante i due giorni a Shanghai del G20 ove si sono invitati tutti i Paesi membri OECD a partecipare come “BEPS associati” al comitato degli Affari Fiscali, Mr. Saint-Amans dice che hanno sorprendentemente approvato la bozza di lavoro sull’implementazione del progetto BEPS e che, gli associati BEPS sono tutti impegnati ad implementare i quattro minimi standard del progetto Beps ed anche a monitorare gli standard attraverso un processo di rivisitazione sulla “tax compliance” delle azioni nonché a coadiuvare insieme al gruppo d’azione per implementare i successive azioni del progetto Beps.
Mr. Pascal Saint Amans, ha affermato che Panama, nonostante avendo promesso nell’ottobre 2015 di aderire al common standard sullo scambio automatico delle informazioni, deciderà in Aprile (tra qualche settimana) se aderire al progetto di implementazione del BEPS o rimanere fuori. Il direttore conferma che Panama ha fatto un primo passo indietro sullo scambio automatico di informazioni, ma rassicura che è tutto pronto sugli adeguamenti che Panama dovrà rispettare ed implementare, e dice: “stiamo a vedere la loro scelta, noi siamo comunque pronti”.
Conclusioni:

Molti Paesi del Sud America inclusa l’Argentina, hanno espresso il loro interesse di collaborare nel piano d’azione Beps. Fare parte del piano BEPS è condizione imprescindibile per crescita del PIL.
I Paesi che non si impegnano a questo processo di implementazione di azione saranno Paesi e giurisdizioni che verranno messi sotto analisi sulla loro “tax-compliance” e trasparenza.
L’OECD azionerà a brevissimo il programma di implementazione e monitoraggio sulle raccomandazioni date ai Paesi già nel 2012 per proteggere il fenomeno dell’erosione della base imponibile generato nell’ambito del Transfer Pricing dei Gruppi Multinazionali in pratiche elusive e di pianificazione fiscale aggressiva.
Entro breve quindi ci sarà l’implementazione dei quattro minimi standard del piano d’azione BEPS: L’azione 5 contro le pratiche fiscali aggressive, l’azione 6contro l’abuso dei trattati internazionali, l’azione 13 sulla reportistica paese-paese sui prezzi di trasferimento dei Gruppi, l’azione 14 sulla risoluzione delle dispute fiscali di natura internazionale alle quali applicare la procedura MAP (mutual agreement procedure) che giocherà appunto un particolare ruolo sul progetto e sulla “tax-compliance”.
Un’uscita a sorpresa di Panama dallo scambio automatico delle informazioni potrà innescare una revisione rafforzata nel prossimo G20 sulle azioni che vengono intraprese con Paesi “Black Listed” soprattutto partendo dai sistemi finanziari e Bancari che rischiano di venire influenzati da capitali provento di crimini e sconosciuti alla comunità finanziaria globale. “Se così sarà saranno prese forti misure “anti-abuso” con chi opererà con Panama”.

Il Direttore del centro sulle Politiche Fiscali Mr. Pascal Saint Amans dell’OECD conclude dicendo che: l’esito dei leaders del G20 ci ha richiesto ancora di più sull’implementazione dal punto di vista di “automatismo” e di “trasparenza”, se sarà necessario utilizzeremo anche le forze dell’economia digitale con l’innesco di un portale e conclude dicendo “they need some more blood” !! C’e un grande entusiasmo nel procedere sull’implementazione dell’Action Plan.

A parere di chi scrive, rimane ancora un breve periodo da parte degli operatori del settore per completare le segnalazioni di operazioni sospette all’Unità di Informazione Finanziaria aventi ad oggetto operazioni con Panama soprattutto alla luce del “risk based approach” introdotto dalla IV direttiva UE sull’antiriciclagio, in quanto è chiara e forte la decisione sottesa delle azioni che vengono intraprese contro i Paesi “non collaborativi”.

Non è da escludere che i paesi che non si adeguano agli standard della cooperazione internazionale ed alla trasparenza nelle procedure del MAP e dello scambio di informazioni (automatico e/o su richiesta) saranno inclusi in una nuova lista. Ad esempio dei paesi “non tax-compliant” ?
Arrivederci al prossimo incontro in agenda fissato in Giappone a Kyoto ove anche l’Italia è chiamata a dare un reportistica sulle “Mutual Agreement Procedure” MAP pendenti da oltre due anni !!

 

 

 

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21 marzo 2016

Andrea Lupini