Obbligo del POS: un falso mito

l’obbligo del P.O.S. ha suscitato, sin dal suo esordio, numerose proteste tra “gli addetti ai lavori”, soprattutto tra i professionisti, convinti che questo adempimento non rappresenta certo uno strumento adatto al contrasto dell’evasione fiscale, ma soltanto un aggravio di oneri per le loro casse

L’art. 15 del D.L. n. 179/2012 – “Decreto Crescita 2.0” – poi convertito nella Legge 17/12/2012 n. 221, ha inserito una specifica disposizione finalizzata alla diffusione dell’utilizzo degli strumenti elettronici di pagamento: per i soggetti che “effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali”, l’obbligo di accettare pagamenti effettuati attraverso carte di debito; l’obbligo del P.O.S..

Le modalità attuative di tale disposizione sono state indicate all’interno di un decreto del MISE datato 24.1.2014, che ha introdotto alcune precisazioni tra cui l’importo minimo di 30 euro per l’accettazione dei pagamenti con carte di debito. Peraltro, il predetto decreto del MISE introduceva dei termini di scadenza per adeguarsi a tale disposizione, a seconda del volume d’affari.

Tale obbligo, oltre a prevedere costi aggiuntivi non di poco conto, è sempre rimasto privo di una specifica sanzione in caso di inadempimento: la norma in esame contiene, infatti, soltanto un generico dovere, senza però far discendere dall’eventuale violazione alcuna sanzione a carico del professionista/esercente che non ottemperi ad esso.

L’obbligo del P.O.S. ha suscitato, sin dal suo esordio, numerose proteste tra “gli addetti ai lavori”, soprattutto tra i professionisti, convinti che questo adempimento non rappresenta certo uno strumento adatto al contrasto dell’evasione fiscale, ma soltanto un aggravio di oneri per le loro casse.

A distanza di anni nessuna sanzione è stata introdotta, si assiste anzi ad un ennesimo ripensamento sull’obbligo: il disegno di legge attraverso il quale si stava mettendo a punto il sistema sanzionatorio, da applicate a quei professionisti che non si fossero dotati di POS, è stato al momento ritirato.

Le motivazioni? In primis non ci sarebbe la copertura finanziaria per poter mettere a punto un sistema di incentivi che dovrebbe fare da contraltare al sistema punitivo, così da premiare i professionisti adempienti e virtuosi.

In assenza di incentivi la parte legata alle sanzioni è stata rimandata perché i deputati e tecnici si trovano d’accordo sul fatto che l’obbligo dei pos per i professionisti non deve avere solo carattere repressivo nei confronti di una potenziale evasione fiscale, e quindi rappresentare un mero strumento di controllo, che concretamente porterebbe a scarsi benefici e penalizzerebbe eccessivamente la categoria, soprattutto a causa dei maggiori costi bancari da sostenere per poter usufruire del servizio di pagamento con i pos.

Da una parte è corretto che chi usufruisce di un servizio abbia la possibilità di poter scegliere di pagare anche con mezzi di pagamento elettronico (tra cui le carte visa), in forte espansione in Italia, soprattutto grazie alla diffusione delle modalità di mobile payments.

Dall’altra parte, d’altronde, è altrettanto corretto che ciascun soggetto possa valutare se opportuno, oppure no, dotarsi di tale strumento. Ci sono una miriade di attività nelle quali l’introduzione obbligatoria dello strumento sarebbe decisamente insensato.

Ciò non toglie che il Legislatore debba spingere verso una maggiore diffusione dei sistemi necessari per garantire l’impiego delle carte di pagamento, così come già avviene negli altri Paesi evoluti, ma a condizione che i costi di gestione siano assolutamente contenuti e che ogni soggetto possa liberamente valutare se dotarsene o meno.

14 maggio 2015

Roberto Pasquini