L’analisi di bilancio per flussi con particolare riferimento all’area finanziaria

Come controllare lo stato della finanza aziendale tramite l’analisi di bilancio per flussi.

Il rendiconto finanziario

 Una sana gestione aziendale passa necessariamente per un attento quanto scrupoloso monitoraggio delle condizioni di salute del complesso produttivo.

Una qualsiasi realtà imprenditoriale, ad una superficiale lettura dei bilanci, in prima analisi, potrebbe magari non risultare avere dei problemi degni di specifica attenzione; inoltre, un controllo troppo approfondito o con cadenza periodica, potrebbe sembrare, all’apparenza, superfluo ed in molti casi magari anche costoso.

Tuttavia, un siffatto approccio non porta necessariamente a conseguenze irreparabili; qualora l’imprenditore intervenga in tempo e nel caso in cui il problema non abbia assunto dimensioni incontrollabili, è possibile correre ai ripari e riacquisire l’equilibrio temporaneamente perduto.

Se questo, però può essere vero nella piccola realtà (artigiano o piccolo commerciante), non sempre si verifica nelle aziende di piccola-media dimensione, per non parlare poi di quelle di grande entità. Qui il fatturato comincia  a crescere, il numero dei dipendenti sale, con tutte le conseguenze che ne derivano; gli ambiti territoriali di mercato si ampliano, così come la diversificazione produttiva; in questi casi non ci si può più basare sulla sensibilità e sull’intuito dell’imprenditore o sui colpi di fortuna.

E’ necessario che la direzione aziendale, non lasci nulla al caso e provveda a che  la gestione venga attentamente pianificata, ossia proceda alla istituzione di comparti interni cui affidare l’osservazione periodica dei gangli vitali dell’impresa.

Tra questi assume un ruolo strategico rilevante il settore cui viene deputato il controllo della “finanza aziendale”.

Spetterà ai tecnici preposti, l’esecuzione approfondita di questo compito tramite l’elaborazione sistematica e l’applicazione continua nel tempo, ai bilanci infrannuali e non, di indici e flussi di controllo sempre più sofisticati.

Dell’analisi di bilancio per indici già si è avuto modo di fare cenno, in questa sede si farà esclusivo riferimento all’analisi di bilancio per flussi.

 

 

Analisi di bilancio per flussi

Lo strumento principe di questa forma di monitoraggio aziendale è rappresentato dal “rendiconto finanziario”; questo documento, ponendo a confronto diversi momenti della gestione, ha la funzione di comunicare, all’analista, l’esistenza e la causa, di eventuali variazioni finanziarie intervenute,  in quelle che possono considerarsi le due grandezze cardine per l’economicità aziendale, ossia la liquidità e il capitale circolante netto.

 

In proposito  il rendiconto  finanziario può assumere due diverse configurazioni:

1.           Rendiconto finanziario delle variazioni di capitale circolante;
2.         Rendiconto finanziario delle variazioni di liquidità;

 

1) Come è anche statuito dal Principio Contabile n.12 il rendiconto finanziario acceso alle variazioni di capitale circolante netto si compone di 3 parti:

a)              La prima mette in evidenza le variazioni subite, durante l’esercizio, dalla situazione patrimoniale/finanziaria, e che sono connesse a variazioni di capitale circolante netto; si pongono a confronto le fonti e gli impieghi.

b)              La seconda mostra le variazioni intervenute nelle singole componenti del CCN; ossia, si pongono a confronto le attività correnti e le passività a breve, tenendo sempre in considerazione, per il conteggio dell’incremento e/o del decremento, dei valori quali risultano all’inizio e alla fine dell’esercizio di riferimento.

c)              La terza e ultima parte, evidenzia quelle variazioni che non sono direttamente connesse a variazioni di CCN (aumento del Capitale sociale mediante il conferimento di immobilizzazioni; rivalutazione delle immobilizzazioni; conversione di obbligazioni convertibili in capitale sociale etc)

 

Tale rendiconto esprime il flusso di capitale circolante netto sia per la parte generata dalla gestione reddituale, sia per la parte prodotta dalla gestione patrimoniale-finanziaria (ovvero si considerano in questa macro area tutte quelle operazioni che interessano il capitale di funzionamento ed in particolare l’attivo immobilizzato, il passivo consolidato e il capitale proprio).

 

Dal punto di vita operativo e limitatamente alla prime due parti essenziali, il Rendiconto Finanziario, acceso alle Variazioni di CCN, può essere così, sinteticamente, rappresentato:

 


1^ parte

 

Fonti 

Utile d’esercizio

(+) costi non monetari (ammortamenti, quota tfr, accantonamenti a fondi e rischi, minusvalenze alienazione di immobilizzazioni);

(-) ricavi non monetari (costi capitalizzati, plusvalenze da alienazione di immobilizzazioni, incremento immobilizzazioni per lavori interni)

 

Flusso generato  dalla gestione reddituale

 

(+) alienazione di immobilizzazioni (materiali e/o immateriali)

(+) rimborsi di crediti a m/l termine

(+) aumento di debiti a m/l termine

(+) aumento del capitale proprio

(+) apporti dei soci

 

Totale fonti delle risorse finanziarie

IMPIEGHI

 

(+) acquisto di immobilizzazioni

(+) concessione di prestiti a m/l termine

(+) rimborsi di debiti a m/l termine

(+) pagamento indennità TFR

(+) rimborsi di capitale proprio

 

Totale impieghi di risorse finanziarie

 

Totale fonti – Totale impieghi
=
Variazione del patrimonio circolante netto

 

Nel caso in cui le fonti siano superiori agli impieghi, ciò vuol dire che si sono prodotti gli adeguati mezzi per supportare le esigenze di breve periodo, la necessaria conseguenza è l’aumento del CCN.

Se accade il contrario, ovvero nell’ipotesi di impieghi superiori alle fonti, la gestione ha assorbito flussi destinati all’attività corrente con inevitabile riduzione del CCN.

 


 
2^ parte

 

Variazione delle attività a breve
Aumenti e diminuzioni delle attività a breve intervenute nel periodo considerato:
  • cassa e banche
  • crediti a breve
  • rimanenze
  • ratei e risconti attivi

 

A) Totale variazioni attività a breve

 

Aumenti e diminuzioni delle passività a breve intervenute nel periodo considerato:
  • debiti verso banche
  • debiti correnti
  • ratei e risconti passivi
  • fondi rischi ed oneri a breve

 

 B) Totale variazioni passività a breve

 

A) – B) = Variazione del patrimonio circolante netto (aumento o diminuzione)

 

Il dato risultante dalla seconda parte del rendiconto corrisponde alla variazione del capitale circolante netto intervenuta nel periodo considerato ed evidenziata anche nella prima parte del prospetto.

 

2) Il rendiconto finanziario acceso alle variazioni di liquidità, ha la funzione di illustrare e riassumere i flussi di liquidità realizzatisi durante il periodo di riferimento (in genere il periodo 01/01-31/12).

Da un punto di vista operativo e in  linea anche con quanto statuito dal Principio Contabile n. 12 , lo schema di rendiconto da utilizzare è da individuare in quello sintetico, il quale propone il confronto tra le fonti di liquidità e gli impieghi di liquidità, secondo la modalità di seguito esposta:

 

Fonti di liquidità

+ Utile netto d’esercizio (perdita)

[rettifica +/- relativa alle voci che non hanno avuto effetto sulla liquidità]

 

ammortamenti

+  acc.to TFR

meno pagamenti indennità TFR

accantonamenti a fondi (al netto dell’utilizzo)

diminuzione (+) aumento (-) dei crediti (al netto FSC)

diminuzione (+) aumento (-) delle rimanenze

diminuzione (+) aumento (-) di ratei e risconti attivi

diminuzione (-) aumento (+) debiti

diminuzione (-) aumento (+) di ratei e risconti passivi

________________________________

Totale liquidità generata (+) assorbita (-) dalla

gestione reddituale (a)

 

+ aumento di capitale sociale

+ valore netto contabile cespiti dimessi

+ vendita immobilizzazioni finanziarie

+ assunzione di nuovi mutui

_________________________________

Totale liquidità generata da altre operazioni (b)

 

Totale delle fonti di liquidità (Totale “a+b”)

 

Impieghi di liquidità

 

+ pagamento quota corrente mutui passivi

+ acquisto di impianti e macchinari

+ pagamento dei dividendi

 

Totale degli impieghi  di liquidità

La differenza tra le fonti e gli impieghi, relativa a valori manifestatisi nell’esercizio di riferimento, esprime la variazione della liquidità intervenuta nel suddetto periodo (liquidità finale al 31/12 meno liquidità iniziale al 01/01 = variazione della liquidità).

Il sopra esposto modello potrebbe forse non essere esaustivo; nonostante ciò, è di tutta evidenza il suo tenore generale, il quale si sostanzia, in estrema sintesi, nell’ individuare tutte le voci che non hanno avuto effetto sulla generazione di liquidità  e nel procedere, di conseguenza, alle opportune rettifiche.

 

 

Leggi anche: L’analisi di bilancio: strutturale, per indici, per flussi

 

Testo di riferimento:

“Contabilità e finanza aziendale” Giorgio Fossati

ottobre 2006