Quanto incideranno le tasse in Italia su imprese e famiglie?

Il DEF approvato dal Governo prevede una crescita della pressione fiscale a carico di imprese professionisti e famiglie: ecco le previsioni fino al 2027

Quanto incide in Italia la pressione fiscale sull’attività delle imprese e dei liberi professionisti?

tasse italiaA fare il punto della situazione ci ha pensato il Centro Studi Unimpresa, che quantifica in 100 miliardi di euro il maggior gettito entrato nelle casse dell’erario. Somma insufficiente a coprire i provvedimenti che sono stati attuati fino a questo momento e quelli che sono stati programmati.

Numeri deludenti se si va ad analizzare lo squilibrio delle prestazioni sociali – nelle quali rientrano anche le pensioni – a fronte di una spesa, nel 2023, pari a 424 miliardi di euro, l’incasso si è attestato a 269 miliardi di euro.

 

Italia: la pressione fiscale è destinata a salire

Secondo l’analisi effettuata dal Centro Studi Unimpresa la pressione fiscale, nel nostro paese, è destinata a salire. Rispetto al prodotto interno lordo, il peso delle tasse si fermerà al 42,1% nel 2024, ma nel corso dei prossimi anni la percentuale è destinata a salire drasticamente. Nel 2025 la prospettiva è che si raggiunga il 42,4%, mentre nel 2026 si dovrebbe arrivare al 42,2% e il 43,3% nel 2025. Le casse dello Stato vedranno arrivare quasi 100 miliardi di euro in più rispetto al 2023. Complessivamente l’erario, dopo aver incassato 996 miliardi di euro nel 2023, ne vedrà 1.094 nel 2027.

Il Centro Studi Unimpresa è riuscito a dedurre questi dati analizzando l’ultimo Documento di Economia e finanza, dal quale, sostanzialmente, si è evinto che gli interventi, i quali sono stati messi in campo fino a questo momento dal governo in campo tributario, non permetteranno all’Esecutivo di ridurre il peso delle tasse che incidono direttamente su imprese e contribuenti.

In termini assoluti, il volume delle entrate continuerà a rimanere a dei livelli altissimi, tanto da registrare i seguenti cambiamenti:

  • 2023: 996 miliardi di euro;
  • 2024: 1.011 miliardi di euro;
  • 2025: 1.054 miliardi di euro;
  • 2026: 1.079 miliardi di euro;
  • 2027: 1.094 miliardi di euro.

Questo significa, sostanzialmente, che nell’arco di quattro anni il gettito fiscale aumenterà del 9,8% circa.

“Siamo delusi perché riteniamo la riduzione della pressione fiscale un punto imprescindibile del piano del governo per poter mettere il Paese nelle condizioni di crescere, sul piano economico, a un ritmo più robusto rispetto alle previsioni da prefisso telefonico – spiega Giuseppe Spadafora, vicepresidente di Unimpresa -. Noi siamo convinti che qualcosa si possa fare, magari agendo sul versante della spesa, per poter trovare le risorse necessarie. La prossima settimana il Consiglio dei ministri esaminerà una serie di provvedimenti fiscali, per intervenire sull’Irpef e ridurla: è un’occasione formidabile per cambiare passo”.

 

Le tasse continuano ad aumentare

Dalle elaborazioni che il Centro Studi Unimpresa ha effettuato direttamente dalle cifre del Def emerge che l’imposizione diretta e quella indiretta continuano ad aumentare. Nel primo caso si tratta, almeno principalmente, di Irpef, Ires, Irap ed Imu, per i quali sono state quantificate le seguenti spese:

  • 320 miliardi nel 2023;
  • 325 miliardi nel 2024;
  • 334 miliardi nel 2025;
  • 342 miliardi nel 2026;
  • 354 miliardi nel 2027.

I costi non sono inferiori per le imposte indirette – la cui voce più importante è l’Iva – per le quali il gettito arrivato nel 2023 si è attestato intorno ai 294 miliardi di euro. Un conto che è destinato ad aumentare nel corso dei prossimi anni:

  • 306 miliardi nel 2024;
  • 312 miliardi nel 2025;
  • 320 miliardi nel 2026;
  •  327 miliardi nel 2027.

 

Aumenteranno anche i contributi previdenziali

Senza dubbio una delle voci più pesanti che andranno ad incidere sulle tasche dei contribuenti è costituita dagli oneri previdenziali, che nel 2023 si sono attestati a quota 269 miliardi di euro e passeranno, nel 2024, a 276 miliardi di euro. I costi sono destinati ad aumentare nel corso dei prossimi anni:

• 300 miliardi nel 2025;
• 309 miliardi nel 2026;
• 317 miliardi nel 2027.

Proprio sul fronte della spesa previdenziale, il Centro Studi Unimpresa osserva un evidente squilibrio:

“Le prestazioni sociali in denaro ammontano a 424 miliardi nel 2023, saliranno a 447 miliardi quest’anno, a 455 miliardi nel 2025, a 467 miliardi nel 2026 e a 480 miliardi nel 2027. Lo sbilancio tra entrate e uscite oscilla da 155 miliardi a 171 miliardi. Una situazione assai pericolosa che porta a generare un indebitamento netto, per le finanze pubbliche, sempre troppo alto, anche se in calo, anche per rispettare i vincoli di bilancio imposto dall’Unione europea, a partire dall’anno in corso, rispetto ai 149 miliardi del 2023: il buco del 2024 sarà pari a 93 miliardi, a 81 miliardi nel 2025, a 69 miliardi nel 2026, a 51 miliardi nel 2027. Una incidenza negativa sarà apportata dalla spesa per interessi sul debito pubblico: il costo per la remunerazione di sottoscrittori di bot e btp, arrivato a 78 miliardi nel 2023, arriverà a 84 miliardi alla fine di quest’anno, a 88 miliardi nel 2025, a 95 miliardi nel 2026 e a 103 miliardi nel 2027”.

 

NdR. Anche l’OCSE ha certificato la crescita della pressione fiscale in Italia

 

Pierpaolo Molinengo

Lunedì 29 Aprile 2024