Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo, se non gestito correttamente, può compromettere la fruizione degli sgravi contributivi legati alle assunzioni agevolate, maturati dai datori di lavoro. Il legislatore, per arginare condotte elusive, mira a impedire che il recesso venga utilizzato in modo strumentale al solo fine di assumere nuovo personale beneficiando di agevolazioni contributive. Il punto di equilibrio tra esigenze aziendali e vincoli normativi è delicato e merita un’attenta analisi.
Licenziamento per giustificato motivo oggettivo: quando è legittimo e quali rischi per gli sgravi contributivi
Una delle cause di risoluzione del contratto di lavoro per iniziativa dell’azienda è legata a ragioni economico – produttive che nulla hanno a che vedere con la condotta del dipendente.
Legittimità e implicazioni sulle assunzioni agevolate
Queste ipotesi di licenziamento si identificano come un giustificato motivo oggettivo di recesso, da ritenersi legittimo se:
- il riassetto organizzativo è effettivo e non pretestuoso, fondato su circostanze realmente esistenti al momento della comunicazione del recesso;
- sussiste un nesso causale tra il riassetto aziendale e il licenziamento del lavoratore;
- la scelta del dipendente da licenziare avviene secondo correttezza e buona fede, senza porre in essere atti discriminatori;
- viene verificata l’impossibilità di adibire il lavoratore ad altre mansioni (cosiddetto repêchage);
- è rispettato il preavviso (o corrisposta la relativa indennità sostitutiva).
La preoccupazione del legislatore è quella di evitare un utilizzo fraudolento del licenziamento per GMO nel momento in cui il datore di lavoro ha come obiettivo l’assunzione di personale che porta in