Tante sono le questioni destinate a sollevarsi relativamente alla gestione amministrativa, burocratica ma anche organizzativa dello smart working. Anche l’Amministrazione Finanziaria si esprime su questa modalità di lavoro, specificando cosa succede se il lavoratore residente all’estero lavora da casa, e come devono essere trattati i rimborsi spese per i lavoratori agili.
Premessa
Lo smart working è destinato ad accompagnarci per ancora diverso tempo, e ciò comporterà chiaramente notevoli cambiamenti non solo nel mondo del lavoro ma anche nelle questioni burocratiche riguardanti la gestione del rapporto di lavoro.
Non a caso, sulla questione fiscale concernente lo smart working è ritornata di recente l’Agenzia delle Entrate, con due differenti risposte ad Interpello.
La prima riguarda la questione del dipendente di azienda italiana che nel perdurare dell’emergenza sanitaria lavora in modalità agile dall’estero (UK); la seconda questione riguarda l’imponibilità o meno dei rimborsi spese erogati ai lavoratori che svolgono la propria attività in telelavoro.
Esaminiamo meglio entrambe le questioni.
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Telelavoro all’estero
La questione riguarda il caso di un lavoratore residente in UK, dipendente di società italiana, che lavora dall’estero in smart working – precisamente nel Regno Unito – in via temporanea fino al perdurare della situazione emergenziale in corso.
Il lavoratore, iscritto all’A