Una recente sentenza di Cassazione fa il punto sull’esercizio abusivo della professione di Commercialista e Consulente del Lavoro.

La Corte di Cassazione, sezione penale, con la sentenza n. 33866 del 15 ottobre 2025, ha respinto il ricorso di un uomo che si “vendeva” per commercialista abilitato; per i giudici di legittimità rischia una condanna per esercizio abusivo della professione chi opera abitualmente nel cassetto fiscale altrui senza possedere il titolo di commercialista.
Il caso analizzato: esercizio abusi della professione e delega falsa per i cassetto fiscale
Un contribuente titolare di un’agenzia di viaggi aveva conosciuto un persona in seguito diventato imputato, attraverso amici comuni, presentatosi lo stesso come dottore commercialista, e gli aveva affidato la tenuta delle contabilità della propria ditta (questo almeno fino al 2015 quando si era dotata di un autonomo software, avendo proseguito l’attività costituendo una Srl), la presentazione (anche dopo il 2015) delle dichiarazioni fiscali ed il pagamento delle conseguenti imposte.
Nel novembre del 2017, l’Agenzia delle entrate aveva intrapreso a carico della sua società una verifica, nel corso della quale era venuta a conoscenza del fatto che le dichiarazioni presentate a suo nome dal prevenuto non erano regolari e che questi aveva anche acceso, a suo nome, a un “cassetto fiscale”, che gli era servito per la presentazione delle dichiarazioni ed anche, senza che lei stessa fosse avvertita, per la presentazione, nel corso della verifica, di alcune dichiarazioni integrative.
Peraltro, quando, iniziata la verifica, aveva chiesto al suo consulente l’invio della documentazione rimasta a sue mani, nulla le era stato consegnato e questi si era reso irreperibile, anche per il legale a cui aveva affidato l’incarico di seguire l’accertamento in corso.
La cliente era venuta poi a conoscenza del fatto che il “cassetto fiscale” era stato attivato grazie ad un delega scritta che recava la sua sottoscrizione, che era però palesemente falsa.
L’imputato, nel corso degli anni, l’aveva sempre tranquillizzata circa la correttezza degli adempimenti fiscali, spiegandole che non le chiedeva di effettuare versamenti perché quanto da lei dovuto era

