Cosa accade se si vende con plusvalenza un immobile detenuto in nuda proprietà e successivamente consolidato con l’usufrutto? Qual è il corretto valore fiscale di carico da considerare?
Una recente sentenza della Cassazione affronta la questione, ma la soluzione proposta solleva dubbi: si rischia di tassare plusvalenze mai realizzate, creando materia imponibile solo sulla base di coefficienti teorici. Una decisione che merita un’attenta riflessione.
Consolidamento dell’usufrutto e plusvalenze: la Cassazione sorprende
C’è incertezza, nel caso di consolidamento dell’usufrutto, su quale sia il valore da prendere come riferimento, in presenza di una vendita plusvalente.
Manca una specifica previsione normativa, e in questo silenzio si sono espresse l’Agenzia delle Entrate, e ora anche la Cassazione, con un principio di diritto che invero ci lascia un po’ stupefatti.
Il valore di carico fiscale dell’usufrutto: il recente intervento di Cassazione
La Cassazione è recentemente intervenuta sul tema.
Il caso era questo; madre e figlia erano proprietarie di un immobile, la madre per l’usufrutto e la figlia per la nuda proprietà. La figlia premuore, e la nuda proprietà passa a due nipoti. Le nipoti acquistano poi l’usufrutto dalla nonna, ad un prezzo basso, determinato appunto sulla base della età della nonna, realizzandosi così la consolidamento dell’usufrutto, e dopo poco più di un anno vendono l’intera proprietà a terzi.
Tenuto conto delle due diverse provenienze (successione per la nuda proprietà, e acquisto per l’usufrutto), si è in presenza di operazione speculativa per la parte acquistata nei confronti della nonna, l’usufrutto. La questione è come determinare il plusvalore, quale valore considerare come valor