La retribuzione e il TFR sono pilastri fondamentali del rapporto di lavoro subordinato. Mentre la retribuzione viene versata regolarmente, alcune componenti, come mensilità aggiuntive o il TFR, sono liquidate in momenti specifici, come la cessazione del contratto o, in casi particolari, attraverso un’anticipazione regolamentata.
Tuttavia, l’anticipo del TFR è soggetto a requisiti rigorosi per evitare errori. Cosa accade se un anticipo non dovuto viene erroneamente corrisposto? Analizziamo le conseguenze fiscali e contributive che possono impattare sia l’azienda che il lavoratore.
Retribuzione e TFR: regole, eccezioni e gestione delle anticipazioni
Il contratto di lavoro subordinato prevede l’obbligo in capo al datore di lavoro di corrispondere la retribuzione cui ha diritto il dipendente in ragione della prestazione lavorativa manuale e / o intellettuale svolta da quest’ultimo nel rispetto della mansione indicata nella lettera di assunzione o nelle intese successivamente intercorse tra le parti (azienda e dipendente).
Il periodo di svolgimento dell’attività o comunque in forza in azienda si qualifica come periodo di maturazione della retribuzione (detto anche “periodo di paga”, di norma coincidente con il mese) che, pertanto, dovrà essere corrisposta al dipendente una volta conclusasi la maturazione stessa, nel rispetto delle scadenze imposte dalla contrattazione collettiva o, in mancanza di questa, dagli usi aziendali.
Di norma la retribuzione viene riconosciuta, al più tardi, entro la prima quindicina del mese successivo quello in cui la stessa è maturata.
Fanno eccezione alle regole descritte le componenti della retribuzione la cui liquidazione non avviene in un momento immediatamente successivo il termine del periodo di paga ma, al contrario:
- in un determinato periodo dell’anno, in un’unica soluzione (è il caso, ad esempio, delle mensilità aggi