La Cassazione chiarisce che la plusvalenza relativa alla cessione di un’azienda si considera fiscalmente rilevante al momento della stipula del contratto. Eventuali situazioni successive, come la mancata ricezione del prezzo o modifiche contrattuali, non influiscono su questo principio. Contrariamente a un precedente orientamento, la Cassazione enfatizza che tali eventi non modificano l’imponibilità della plusvalenza, ma possono originare minusvalenze deducibili. Questo approccio distingue nettamente il trattamento fiscale delle plusvalenze e minusvalenze, seguendo le disposizioni del TUIR e garantendo una corretta applicazione delle norme fiscali relative alla cessione aziendale.
Il giudice di Cassazione si è pronunciato in ordine alla competenza fiscale della cessione di un’azienda, disponendo, in uniformità all’orientamento prevalente della medesima Corte, che:
“In tema di imposte sui redditi, la plusvalenza fiscalmente rilevante collegata alla cessione di un’azienda si realizza al momento della conclusione del contratto, mentre non hanno rilievo alcuno le vicende successive relative all’adempimento degli obblighi contrattuali, quali l’omessa percezione del prezzo o la sua eventuale rateizzazione, o l’estinzione dell’obbligazione per effetto di una transazione di carattere novativo, successivamente intervenuta.” (Cass. n. 4365 del 23/02/2011, Cass. n. 4366 del 23/02/2011, Cass. n. 14848 del 07/06/2018, mentre rimane isolato l’orientamento espresso da Cass. n. 5876 del 13/03/2014).