La cartella esattoriale richiede una specifica motivazione pena la sua nullità, in quanto si tratta di un atto impositivo al pari dell’avviso di accertamento.
Vediamo come la cartella deve essere correttamente motivata in rapporto ai presupposti in fatto e alle ragioni giuridiche che hanno originato la pretesa impositiva, secondo le indicazione della Cassazione.
Adeguata motivazione della cartella
Nei due pronunciamenti di cui andiamo a trattare, il giudice di legittimità ancora una volta sottolinea la necessità che gli atti giuridico-tributari contengano un’adeguata motivazione.
La cartella di pagamento costituisce un atto amministrativo di esecuzione avente natura di intimazione al pagamento e di avviso di mora, che racchiude le funzioni di titolo esecutivo (ruolo e precetto).
La cartella di pagamento è in sostanza l’atto con cui l’Agenzia delle Entrate-Riscossione fa pervenire ai contribuenti per recuperare i crediti vantati dagli enti creditori (Agenzia delle Entrate, Inps, Comuni, Province, ecc.).
A seguito dell’avvenuta iscrizione a ruolo, la stessa Agenzia delle Entrate avvia la procedura per il recupero del credito, preliminarmente, con la notifica della cartella di pagamento.
Essa rappresenta un vero e proprio atto impositivo ed è redatta secondo il modello approvato con decreto del Ministero delle finanze (art. 25, comma. 2, Dpr n. 602/1973) e deve contenere l’intimazione ad adempiere l’obbligo risultante dal ruolo entro il termine di sessanta giorni dalla notificazione, con l’avvertimento che, in mancanza, si procederà ad esecuzione forzata.
L’art. 7 della legge n. 212 del 2000 (cd Statuto del contribuente) stabilis