La delega alla firma delle dichiarazioni dei redditi coinvolge nel reato di dichiarazione fraudolenta anche il responsabile amministrativo di una società.
E’ questo il principio espresso recentemente dalla Corte di Cassazione…
Reato di dichiarazione fraudolenta: il fatto
Il Tribunale di Savona ha confermato – riducendo ad euro 143.148,76 il vincolo imposto in via esecutiva sui beni immobili intestati all’indagato – il sequestro preventivo, disposto dal Gip dello stesso Tribunale, in relazione al reato di dichiarazione fraudolenta di cui all’art. 2 del D.Lgs. n. 74 del 2000.
Avverso l’ordinanza l’indagato ha proposto, tramite il difensore, ricorso per cassazione, deducendo con unico motivo di doglianza, la violazione della disposizione incriminatrice e vizi della motivazione in relazione alla mancata valutazione della circostanza che egli era un semplice dipendente, senza poteri di rappresentanza, della s.p.a., nel cui interesse sarebbe stata commessa la frode fiscale oggetto dell’imputazione.
La difesa evidenzia che l’indagato era responsabile amministrativo, anche se dotato del potere di firmare dichiarazioni fiscali, conferitogli con procura speciale del 20 luglio 2014, e che non vi era prova che avesse presentato le dichiarazioni fiscali oggetto di contestazione, non essendo tali dichiarazioni presenti in atti.
E ciò non sarebbe stato considerato, nonostante nella società si fossero avvicendati ben tre amministratori, che avrebbero proceduto potuto procedere all’adempimento in questione.
Inoltre – prosegue la difesa – l’indagato era stato costretto a insinuarsi nel fallimento della società per retribuzioni non ricevute e non aveva ricevuto ricavato alcun vantaggio economico dalla vicenda.
Il punto di diritto della Cassazione
Per la Corte di Cassazione (sentenza n. 2270 del 20