IMU sui terreni montani: l'ennesimo autogoal della fiscalità locale

l’IMU sembra un’imposta nata sotto una cattiva stella: la normativa sulla tassazione dei terreni montani è l’ennesimo caso di cattiva gestione della fiscalità locale, che genererà un ulteriore rinvio della scadenza

In questa occasione la politica non fa autogoal e sta per arrivare il provvedimento che di fatto prevede il rinvio dell’applicazione del decreto che ridisegna la mappa dei comuni montani in Italia al fine dell’esenzione dall’IMU.

La vicenda nasce dal decreto (annunciato più volte) che avrebbe dovuto individuare i comuni montani in maniera più puntuale rispetto al provvedimento attualmente in vigore. Fin qui la finalità è sicuramente condivisibile anche perché è perlomeno strano che alcuni comuni, quale ad esempio, Roma, siano considerati parzialmente montani.

L’esigenza di un nuovo provvedimento era quindi manifestata da tutti, ma ha sorpreso la gestione del decreto che sarebbe dovuto entrare in vigore retroattivamente a pochissimi giorni dalla scadenza del 16 dicembre.

In buona sostanza se la previsione fosse stata confermata i contribuenti avrebbero avuto pochissimo tempo a disposizione per effettuare il calcolo delle somme dovute a titolo di saldo. Lo statuto del contribuente sarebbe stato ancora una volta violato a scapito della certezza del diritto e del legittimo affidamento dei rapporti.

Questa volta la politica non è rimasta insensibile al coro generale delle proteste ed allora, una volta presa la decisione di rinviare l’entrata in vigore del decreto, si deve solo comprendere quale sarà il “veicolo” che disporrà il rinvio del provvedimento. Potrebbe trattarsi di un apposito decreto legge o di un emendamento alla legge di stabilità in corso di approvazione in Senato.

Tuttavia non sembra trattarsi di un mero rinvio, ma il differimento dell’entrata in vigore dovrebbe consentire anche alcuni aggiustamenti in quanto già prima dell’entrata in vigore si sono manifestate con evidenza alcune iniquità.

Il Decreto esentava completamente solo i terreni ubicati in comuni posti al di sopra di 600 metri. Invece per i comuni posti nella fascia compresa tra i 281 e i 600 metri l’esenzione sarebbe scattata esclusivamente per i terreni posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali. Invece l’IMU sarebbe stata in ogni caso dovuta per i terreni relativi ai comuni posti al di sotto di 281 metri.

Una delle iniquità riguarda i criteri di misurazione dell’altitudine del comune. Secondo quanto previsto dal decreto (mai entrato in vigore) l’altitudine deve essere misurata con riferimento al punto in cui si trova il Municipio. Tuttavia, i terreni spesso si trovano ben al di sopra rispetto al Municipio. In alcuni casi la conformazione geografica del territorio è così ampia da determinare rilevanti sperequazioni in quanto molte aree sono ben al di sopra del municipio. Invece altre aree si trovano ben al di sotto del limite in grado di assicurare l’esenzione dal tributo.

Sembra quindi oramai scontata la proroga a giugno (per i soli terreni) anche con l’intenzione di rivedere i criteri di esenzione dal tributo. I nuovi criteri dovrebbero però valere ai fini della local tax, un nuovo tributo che dovrebbe di fatto prevedere l’accorpamento dell’IMU e della TASI.

In sostanza l’approvazione del decreto che ridisegna la geografia dei terreni montani rappresenta senza alcun dubbio una mossa in evidente controtendenza rispetto alla semplificazione tributaria. La tassazione degli immobili dovrebbe essere fondata su poche regole semplici e di intuibile applicazione, ma questo obiettivo è ancora molto lontano.

9 dicembre 2014

Nicola Forte