E’ legittimo l’accertamento se l’ufficio determina le percentuali di ricarico per un anno di imposta diverso; è il contribuente che deve dimostrare i motivi della diversa percentuale di ricarico legati ad eventuali mutamenti del mercato o della propria attività.
Da una recente sentenza di Cassazione, da cui emerge che le percentuali di ricarico sono validi elementi indiziari da utilizzare secondo criteri di razionalità e prudenza, soprattutto in relazione al calcolo della percentuale media in base alle fatture emesse.
Giudizio tributario: prova, natura giuridica e imputazione
E’ utile approfondire il tema delle prove in ambito civilistico e tributario che il giudice deve valutare secondo il suo prudente apprezzamento, salvo che la legge disponga altrimenti (art. 116 Cpc).
In particolare, si tratta delle c.d. prove legali, quali sono le prove documentali (ad esempio, atto pubblico e scrittura privata autenticata o riconosciuta) o quelle assunte nel processo come la confessione, il giuramento e la testimonianza.
Se vi è una prova legale al giudice è inibita qualsiasi valutazione sul contenuto della stessa, dovendosi attenere alle risultanze della prova offerta, così come legalmente stabilito.
Il predetto art. 116 c.p.c. conferisce, quindi, al giudice di merito ampia discrezionalità potendo trarre elementi di prova dalla condotta processuale delle parti ed il mancato uso di tale potere non è censurabile in sede di legittimità, neppure sotto il profilo del difetto di motivazione, allorché il giudice abbia deciso di non utilizzare tale argomento sussidiario, avendo già acquisito i necessari elementi di prova in base alle risultanze dell’istruttoria.
Nel processo tributario, l’eccezione alla regola della libera valutazione delle prove si riduce essenzialmente alle prove legali documentali.
Per il resto la valutazione delle prove è rimessa alla “prudenza” del giudice (richiamata sia dall’art. 1