La Corte di Cassazione spiega quali sono i limiti di comportamento del dipendente in malattia: anche senza un danno fisico effettivo, certe condotte possono giustificare il licenziamento per giusta causa. Scopriamo cosa prevede la legge.
Malattia e licenziamento: per la Cassazione basta il rischio, non serve il danno
Per legge, il lavoratore in malattia ha alcuni obblighi specifici e deve prestare particolare cautela per non compromettere il proprio diritto all’indennità e non incorrere in sanzioni disciplinari, o nella perdita del posto di lavoro. Lo ha nuovamente ricordato la Cassazione, con l’ordinanza n. 11154 di quest’anno.
In linea generale, il dipendente deve fornire informazioni corrette e complete al medico curante e non deve svolgere altre attività per altri datori o lavorare in proprio, salvo che l’attività sia compatibile con la patologia e non ostacoli la guarigione. In caso contrario, si rischia il licenziamento per giusta causa.
Non solo. Come ha spiegato la Corte nell’appena citata ordinanza, il dipendente fermo per malattia deve anche prestare attenzione alle attività extralavorative, evitando di compiere gesti e adottare comportamenti che possano mettere a rischio la pronta guarigione e ripresa delle attività.
Infatti, la presenza del mero rischio potenziale di aggravamento delle condizioni sanitarie è sufficiente a giustificare il licenziamento disciplinare. Vediamo allora cosa sapere per evitare brutte sorprese, derivanti da una “gestione” fin troppo… disinvolta dell’assenza dall’ufficio per ragioni