Quando il caldo diventa insopportabile, lavorare non è solo faticoso: può diventare pericoloso. Ma cosa succede se le temperature impediscono di svolgere l’attività in sicurezza? Esistono tutele concrete per i lavoratori esposti a situazioni estreme. Scopriamo quando e come si può chiedere l’integrazione salariale.
Sicurezza sul lavoro e caldo anomalo: integrazione salariale possibile?
Per chi lavora i rischi delle elevate temperature sono oggettivi, perché il caldo non è solo un ostacolo alla concentrazione e una variabile che può assottigliare le energie, ma anche e soprattutto un rischio per la salute e la sicurezza. Basti pensare a chi lavora all’aperto, nei cantieri stradali o nell’edilizia ad es., oppure a chi è impegnato nello svolgimento delle mansioni in un luogo a scarso ricambio d’aria, dove la sensazione di afa è persistente per tutta la giornata.
Ecco perché Inps ha recentemente pubblicato un documento in cui fa il punto in materia e spiega quali tutele sono disponibili per i dipendenti che, durante l’orario lavorativo, sono costretti ad affrontare e sopportare troppi gradi del termometro. Vediamo allora come funziona il diritto alla cassa integrazione e all’assegno di integrazione salariale, dovuto alle alte temperature.
Il campo di applicazione del messaggio Inps 2130/2025 e il rilievo della causale della richiesta di integrazione salariale
Il citato documento ha ad oggetto le domande di integrazione salariale per la sospensione o la riduzione dell’attività lavorativa a causa dell’afa, con i correlati chiarimenti per la presentazione delle richieste e la loro valutazione. Inps è molto chiaro a riguardo: per essere tutelato, il lavoratore (e l’azienda) non deve attendere il picco di calore, quei simbolici 40 gradi che farebbero seriamente preoccupare anche coloro che amano il caldo.
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