La trasformazione eterogenea nasconde insidie fiscali, soprattutto sul fronte delle plusvalenze. Cosa accade se l’azienda resta inattiva o viene ceduta? La presunta neutralità dell’operazione apre scenari complessi e interrogativi sull’effettiva tassazione dei beni. Facciamo chiarezza.
Trasformazione eterogenea e plusvalenze distribuite: tra diritto e interpretazione
La disamina fiscale della trasformazione eterogenea non può che essere fatta dipartire dallo scrutinio letterale dell’art. 171 TUIR, il cui primo comma testualmente dispone:
“In caso di trasformazione effettuata ai sensi dell’art. 2500 septies del codice civile di una società soggetta all’Ires in ente non commerciale, i beni della società si considerano realizzati in base al valore normale, salvo che non siano confluiti nell’azienda o nel complesso aziendale dell’ente stesso …In caso di trasformazione in comunione d’azienda si applicano le disposizioni di cui alla lett. h dell’art. 67, TUIR”.
Trasformazione eterogenea e plusvalenze
La norma fiscale prospetta delle conseguenze impositive che solo ad un giudizio di superficie possono apparire lineari.
Al di là della terminologia legislativa impiegata in maniera non appropriata, “Si considerano realizzati in base al valore normale”, dal momento che “le plusvalenze realizzate” si ricongiungono solo a schemi contrattuali di tipo oneroso e sinallagmatico, mentre nella fattispecie in questione vengono a configurarsi le cd “plusvalenze distribuite”, in q