Il concordato preventivo biennale apre a nuovi scenari per imprese e professionisti: meno incertezze, più vantaggi. Restano però regole precise, come la possibilità di integrare redditi “non concordati” senza perdere i benefici. Un nuovo equilibrio tra regole, convenienza e controllo.
Come è ormai noto il D.Lgs. n. 13/2024, oggetto di successive modifiche, ha rimesso in campo il concordato preventivo biennale, al fine di razionalizzare gli obblighi dichiarativi e di favorire l’adempimento spontaneo.
CPB: le regole del giuoco
L’accesso era consentito ai contribuenti di minori dimensioni, titolari di reddito di impresa e di lavoro autonomo derivante dall’esercizio di arti e professioni, residenti nel territorio dello Stato, alle condizioni e secondo le modalità ivi previste.
Per l’applicazione del concordato preventivo biennale, l’Agenzia delle entrate ha formulato – per gli anni 2024 e 2025 – una proposta per la definizione biennale del reddito derivante dall’esercizio d’impresa o dall’esercizio di arti e professioni e del valore della produzione netta, rilevanti, rispettivamente, ai fini delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive.
La proposta di concordato, se accettata, definisce il reddito di impresa e di lavoro autonomo e (solo per i soggetti ISA) la base imponibile IRAP, per gli anni 2024 e 2025, ad eccezione dei soggetti in regime forfettario, per i quali, in via sperimentale, l’adesione al CPB rileva per il solo anno 2024.
Resta invece esclusa dal CPB l’IVA, che continua ad applicarsi secondo le ordinarie disposizioni e a vincolare i contribuenti a tutti i conseguenti adempimenti.
L’accettazione da parte del contribuente della proposta impegna il contribuente a dichiarare gli importi concordati nelle dichiarazioni dei redditi e dell’IRAP relative ai periodi d’imposta oggetto di concordato.
Nel caso in cui la proposta sia accettata da parte dei soggetti di cui agli articoli 5, 115 e 116 del T