ESG: opportunità per gli studi professionali tra normative, competitività e sfide europee

Il mondo industriale e produttivo evolve anche nella misurazione delle proprie attività. Oggi non bastano più il conto economico e patrimoniale, servono anche altri parametri che misurano l’impegno delle imprese verso l’attenzione all’ambiente, al sociale e alla propria capacità di governance.
Si prospetta un’opportunità per gli Studi Professionali che possono affiancare gli imprenditori con la loro capacità, esperienza e naturalmente strumenti adeguati. Matteo Zordan di Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia traccia il perimetro dell’attività.

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Una delle cose più importanti è definire con esattezza la tematica ESG. Di che cosa stiamo parlando?

Matteo Zordan, Lead Technology Product Manager di Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia delimita e definisce molto precisamente il perimetro.

“ESG è l’acronimo di «Environmental, Social and Governance», e rappresenta un insieme di criteri che le aziende, gli investitori e ogni altro stakeholder utilizzano per valutare le performance non finanziarie di un’organizzazione, in particolare rispetto alla sostenibilità e alla responsabilità sociale.”

Scendendo più nello specifico, i criteri che rientrano nell’area di valutazione sono tre, quello ambientale, quello sociale e quello della governance.

Matteo Zordan fa qualche esempio per chiarire:

La «E» di Environmental riguarda l’impatto ambientale delle attività di un’azienda e comprende, ad esempio, la misurazione e riduzione delle emissioni che contribuiscono al cambiamento climatico, il consumo di risorse naturali come l’energia, l’acqua, i materiali e le biodiversità, la gestione dei rifiuti, l’inquinamento e la gestione delle risorse.

La «S» di Social si riferisce all’impatto che un’azienda ha sulle persone e sulle comunità. Dunque riguarda i diritti dei lavoratori, la diversità e l’inclusione, le relazioni con le comunità locali e con il territorio, la garanzia che i prodotti e i servizi offerti siano sicuri e rispettino gli standard etici.

La «G» di Governance valuta come un’azienda è gestita e governata, ponendo una particolare attenzione alla composizione, trasparenza e indipendenza del consiglio di amministrazione, alle politiche contro la corruzione e le pratiche fraudolente, alla chiarezza e accuratezza del reporting delle performance aziendali, a come vengono stabiliti e bilanciati i compensi in base alla performance dell’azienda e agli stessi obiettivi ESG.”

Considerando questi tre pilastri l’ESG non è solo una questione di etica, ma anche di gestione del rischio e creazione di valore a lungo termine. Le aziende che eccellono nei fattori ESG tendono a essere più sostenibili e resilienti nel tempo. Gli investitori utilizzano sempre più criteri ESG per valutare il rischio e le opportunità, e le aziende che migliorano le proprie pratiche ESG spesso attirano maggiori investimenti e costruiscono una reputazione più forte tra clienti, dipendenti e altri stakeholder.

In concreto, l’ESG sta diventando un elemento centrale nelle strategie aziendali e nelle decisioni di investimento, contribuendo ad una transizione verso un’economia più sostenibile e responsabile.

Questa evoluzione verso i criteri di valutazione ESG dovrebbe muovere i commercialisti italiani ad approfondire le loro prospettive consulenziali anche in questo campo verso la propria clientela di PMI industriali e produttive. Anche in considerazione del fatto che le normative europee sono già operative e presto diventeranno obbligo.

Come spesso accade nuove normative possono rappresentare un’opportunità per gli studi professionali. La frontiera della sostenibilità che le imprese italiane dovranno affrontare necessita di una sponda consulenziale e operativa.

L’occasione è propizia per riaffermare la figura del commercialista come vero e proprio consulente dell’imprenditore, grande o piccolo, non importa la dimensione.

 

Redazione

Lunedì 28 ottobre 2024