La legislazione europea sulla sostenibilità sta subendo una fase di transizione: una nuova direttiva, recepita anche dall’Italia, concede più tempo alle imprese per adeguarsi ai complessi standard di rendicontazione. Questa pausa non è un passo indietro, ma un’occasione per trasformare gli obblighi in un’opportunità strategica, rafforzando la governance aziendale e le competenze interne.
Legge Omnibus e Direttiva Stop the Clock: l’Italia posticipa gli obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità
La pubblicazione della legge n. 118 dell’8 agosto 2025 in Gazzetta Ufficiale il 9 agosto segna un passaggio fondamentale nel percorso normativo italiano in materia di rendicontazione e governance della sostenibilità. Con la conversione in legge del cosiddetto Decreto Omnibus, l’Italia recepisce la Direttiva (UE) 794/2025, meglio nota come “Stop the Clock”, inserita nel pacchetto legislativo europeo “Omnibus I”.
L’Unione Europea, con il Green Deal e con i successivi pacchetti normativi, ha delineato un percorso ambizioso verso la neutralità climatica e l’integrazione dei principi ESG nella gestione aziendale. Tuttavia, la rapidità con cui tali norme sono state introdotte ha generato difficoltà applicative significative.
Direttiva Stop the Clock: i punti salienti
La Direttiva “Stop the Clock” nasce proprio come risposta a questa tensione: da un lato vi è l’urgenza della transizione ecologica e digitale, dall’altro il riconoscimento delle complessità operative per le imprese, in particolare quelle di media e piccola dimensione, che si trovano a dover adeguare processi interni, catene di fornitura e sistemi di reporting.
Si tratta, in altri termini, di una misura di natura transitoria, volta a consentire agli Stati membri e alle imprese un adeguato margine di adattamento alle complesse novità normative introdotte negli ultimi anni a