Il nuovo standard europeo per il reporting di sostenibilità inaugura una fase di semplificazione e maggiore chiarezza. Meno obblighi, più coerenza, attenzione alla proporzionalità e all’usabilità: cambia l’approccio alla rendicontazione per imprese e professionisti. Ma cosa comporta davvero questa revisione? E quali sono i nodi operativi ancora aperti? Scopri cosa sta cambiando.
ESRS 1: la svolta europea verso un reporting di sostenibilità più chiaro e accessibile

La revisione proposta si inserisce in un contesto normativo già denso e articolato, segnato dall’entrata in vigore della CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), dal recepimento in Italia attraverso il D.Lgs. 125/2024 e dall’introduzione dell’Omnibus Package, che ha ridefinito tanto i tempi di attuazione quanto l’estensione soggettiva degli obblighi. Siamo, dunque, dinanzi a un tentativo consapevole di razionalizzare un impianto normativo complesso, accogliendo le istanze di chiarezza e semplificazione provenienti dagli operatori economici e dai portatori di interesse istituzionali.
I soggetti obbligati a rendicontare secondo la CSRD e che risultano direttamente interessati dalla revisione sono essenzialmente due categorie: gli enti di interesse pubblico con oltre 500 dipendenti, che hanno già pubblicato il report di sostenibilità relativo all’esercizio 2024; e le grandi imprese non quotate che, per effetto dell’Omnibus Package, vedranno differita al 2028 l’entrata in vigore dell’obbligo di rendicontazione.
L’ESRS 1 come dispositivo di razionalizzazione
Il nuovo ESRS 1 – oggetto della consultazione aperta fino al 29 settembre 202

