La riforma fiscale introduce novità sugli ammortamenti per il reddito di lavoro autonomo, ma persistono incongruenze legate al principio di cassa, che non allineano perfettamente le nuove regole con le esigenze dei professionisti. Scopriamo come queste modifiche potrebbero impattare la gestione fiscale della tua attività…
Principio di cassa e nuove regole del reddito di lavoro autonomo: persistono le incoerenze fiscali
Il primo comma dell’art. 54 del TUIR (“Determinazione del reddito di lavoro autonomo“) nella sua nuova delineazione letterale post riforma (art. 6 dello schema di decreto legislativo 30 aprile 2024) pur prospettando testualmente delle significative novità rimane immutato in ordine al raccordo impositivo con il principio di cassa.
Per agevolarne l’analisi si riporta la nuova versione letterale:
“Il reddito derivante dall’esercizio di arti e professioni è costituito dalla differenza tra tutte le somme ed i valori in genere a qualunque titolo percepiti nel periodo in relazione all’attività artistica o professionale e l’ammontare delle spese sostenute nel periodo stesso nell’esercizio dell’attività salvo quanto diversamente stabilito nel presente articolo e negli articoli del capo V…..”.
Il riportato primo comma, al pari della versione testuale del comma sostituito (l’attuale art. 54, 1° comma) contiene, quindi, una sorta di principio delega che coordina la rilevanza fiscale di ogni componente economico, con la sola esclusione di alcune deroghe che devono essere intese come le sole che dispongono di un’investitura legale autorizzata a non seguire il principio di cassa.
Il raccordo con la sola manifestazione finanziaria del componente economico interdice la rilevanza di ogni connessione fondata sulla sinergia causale costi – ricavi, tipica invece del principio della competenza previsto nel reddito d’impresa.
Il principio di cassa, infatti, manda a congiunzione algebrica componenti negativi e positivi il più delle volte del tutto non omogenei sul piano della reciproca inerenza causale, dal momento che la manifestazione finanziaria dei costi, in molti casi, è temporalmente eterogenea rispetto alla percezione dei relativi compensi professionali.
Il principio di cassa, quindi, pur avendo la prerogativa di correlare la rilevanza impositiva ad una condizione di effettività della capacità contributiva, direttamente misurata dal parametro certo della liquidità monetizzata, non prospetta, per una connaturata inconciliabilità, la peculiarità della reciproca relazione giustificativa dei costi – ricavi, tipica, invece, del reddito d’impresa.
Quest’ultimo, infatti, coordina la manifestazione di capacità contributiva ad una logica economica essenzialmente fondata sulla dinamica giuridica dei diritti e delle obbligazioni e non sui relativi flussi di cassa.
Il reddito di lavoro autonomo ed il famigerato principio di cassa
Nel reddito di lavoro autonomo, costituirebbe pertanto un dissidio logico ritenere che le deroghe al principio di cassa devono essere causalmente individuate e giustificate attraverso il cd principio della competenza economica e cioè della stretta esigenza di un coordinamento causale con i compensi dello specifico periodo d’imposta.
Incentrare il fondamento giustificativo delle deroghe in questione su un raccordo economico con i compensi di periodo, riuscirebbe a rivelarsi solo come un corto circuito di logica giuridica, in virtù dell’impossibile convivenza della ratio del principio di cassa con la ratio della competenza economica, che interdi