La Corte di Cassazione chiarisce le regole per dedurre i compensi degli amministratori di società di capitali. Senza le formalità richieste i compensi non sono deducibili. In questo approfondimento scopriamo come garantire la deducibilità fiscale e prevenire contestazioni legali. Le norme stringenti valgono anche per la deduzione di costi e detrazione della relativa IVA per prestazioni di consulenza di opere intellettuali da parte degli amministratori?
Ai fini della deducibilità dei compensi degli amministratori di società di capitali è necessario il rispetto del combinato disposto degli artt. 2389, comma 1, e 2364, comma 1, n. 3 codice civile, e dunque che ne risulti la quantificazione nello statuto, oppure in una esplicita delibera dell’assemblea dei soci, che non può considerarsi implicita neppure nella delibera di approvazione del bilancio contenente la posta relativa al compenso, salvo che l’assemblea, in composizione totalitaria e convocata solo per l’approvazione del bilancio, abbia discusso ed approvato tale proposta.
La Corte di Cassazione ha chiarito alcuni rilevanti aspetti in tema di deducibilità dei compensi per gli amministratori di società di capitali.
Il caso: deduzione di costi e detrazione della relativa IVA per prestazioni di consulenza di opere intellettuali da parte degli amministratori
Nel caso di specie, la Commissione Tributaria Regionale aveva rigettato l’appello proposto da una società avverso la sentenza di primo grado, nell’ambito di un contenzioso che, per quanto di interesse, aveva ad oggetto, tra le altre, la deduzione di costi e detrazione della relativa IVA per prestazioni di consulenza di opere intellettuali da parte degli amministratori della società in favore della contribuente stessa, contestate come retribuzione periodica corrisposta agl