La burocrazia e i costi per l’assunzione di lavoratori possono essere ostacoli per chi necessita di prestazioni saltuarie. Per contrastare il lavoro sommerso è stata regolamentata la situazione delle prestazioni di lavoro occasionali. In questo contributo ci occuperemo di spiegare quando si possono intendere occasionali, i limiti di compenso e durata, e quando imprese e professionisti possono utilizzarle. Inoltre, vedremo quali attività sono escluse e le regole per evitare la trasformazione del rapporto in contratto a tempo indeterminato.
La burocrazia, i costi e gli adempimenti richiesti per l’assunzione di lavoratori dipendenti possono rappresentare un ostacolo per coloro che necessitano di prestazioni saltuarie e sporadiche. In queste situazioni, per evitare il ricorso al lavoro sommerso o comunque contrastare l’evasione fiscale e contributiva, la normativa ha introdotto la disciplina delle prestazioni di lavoro occasionali.
Queste ultime possono essere utilizzate, con modalità diverse, nell’ambito dello svolgimento di un’attività professionale o di impresa (attraverso il contratto di prestazione occasionale, cosiddetto “PrestO”) ovvero in un contesto familiare da parte di privati persone fisiche (grazie al libretto di famiglia).
Analizziamo in dettaglio cosa si intende per prestazioni occasionali e quando possono farvi ricorso imprese e professionisti.
Cosa si intende per prestazioni occasionali?
Si definiscono prestazioni occasionali esclusivamente le attività che rispettano determinati limiti di compenso e durata, introdotti dalla normativa al fine di tutelare il carattere sporadico e saltuario del PrestO.
In caso di superamento dei limiti che tra poco descriveremo, il rapporto è trasformato in contratto di