Nel contributo che segue si evidenziano tre scenari: soci residenti in società semplici con partecipazioni estere; soci non residenti in società semplici con partecipazioni italiane, e soci non residenti in entrambi i casi. La complessità emerge nella trasparenza fiscale e nell’applicazione dei trattati contro le doppie imposizioni.
La società semplice non è sicuramente apprezzata nel contesto nazionale ed internazionale come strumento da utilizzare per un’efficiente pianificazione fiscale, soprattutto quando la stessa è inserita all’interno di un gruppo le cui società hanno sede giuridica in paesi differenti.
Molte sono le problematiche di gestione, e queste sono accentuate laddove i soci siano fiscalmente non residenti nel territorio dello stato.
Per i motivi di cui si diranno infra la società semplice è da utilizzare con estrema cautela ovvero, in taluni casi, da sconsigliare.
La società semplice e la fiscalità internazionale
Le casistiche che vedono coinvolta la società semplice in un contesto internazionale si possono di seguito sintetizzare con le seguenti tre situazioni:
- Società semplice che detiene una partecipazione in società di capitali non residente e i cui soci sono residenti.
- Società semplice i cui soci sono non residenti e che detiene una partecipazione in una società di capitali residente.
- e Società semplice con soci persone fisiche non residenti che partecipa una società di capitali non residente.
Si premette sin d’ora che la tematica internazionale va di pari passo con i benefici convenzionali previsti dalle convenzioni contro le doppie imposizioni previste dai trattati internazionali che vedono coinvolti i soci e le società partecipate dalla società semplice residente.
Affinché possano riconoscersi i benefici convenzionali, tra le varie condizioni, è necessario che la società residente sia considerata soggetto passivo soggetto ad imposta sui redditi nel paese di residenza.
Questa circostanza si realizza in caso di società di capitali mentre non si verifica in caso di società di p