Cosa può fare oggi concretamente un commercialista per riappropriarsi del suo ruolo e tornare ad amare la sua professione? L’autore propone alcuni interessanti spunti di riflessione…
Negli ultimi anni, o meglio dire decenni, la professione del commercialista si è letteralmente trasformata.
Fino agli anni ’80 e ’90 il commercialista era ancora una figura professionale rispettata, ambita, cercata, il cui supporto era imprescindibile per qualsiasi imprenditore.
Poi, piano piano ma inesorabilmente, le cose sono drasticamente cambiate: con l’introduzione di numerosi obblighi normativi e dichiarativi tanti professionisti si sono visti costretti a dedicare molto tempo ad attività a bassissimo valore aggiunto rispetto agli usuali servizi consulenziali.
A prescindere dalle belle intenzioni espresse dai noti esponenti di categoria, tra incontri riservati con le istituzioni e ennesime tavole rotonde e convegni, cosa può fare oggi concretamente un commercialista per riappropriarsi del suo ruolo e tornare ad amare la sua professione?
Professione commercialista: il peccato originale dal quale tutto si è originato
Per capire come uscire da questa situazione a mio modo di vedere dobbiamo capire come essa si è originata.
Innanzitutto l’avvento della tecnologia, e quindi la diffusione del web e dei PC come usuale strumento di lavoro, ha reso più veloce, semplice ed economico il flusso informativo tra contribuente, professionista e istituzioni.
Chili e chili di carta stampata ogni anno, dichiarazioni compilate a mano, file in posta per la loro consegna sono ormai ricordi di gioventù di professionisti con diverse decadi di esperienza sulle spalle.
Inoltre, grazie alla digitalizzazione del flusso informativo è stato possibile creare da zero e aggiornare la c.d. anagrafe tributaria, ossia una ve