In questo contributo segnaliamo un’interessante sentenza della Corte di Cassazione, con la quale ci si intende soffermare su alcuni degli aspetti necessari per ritenere inerente, ai fini della determinazione del reddito d’impresa, un costo di consulenza.
Verifica del requisito di inerenza dei costi di Spa: il caso di studio
Una SPA impugnava l’avviso di accertamento con cui le veniva attribuito un maggior reddito imponibile rispetto al dichiarato ai fini Irpeg ed Irap, nonché maggior volume d’affari ai fini Iva, sulla base del recupero a tassazione di alcuni costi dedotti.
La CTP accoglieva il ricorso, annullando l’accertamento.
L’ufficio appellava la sentenza e la CTR della Sicilia accoglieva parzialmente l’appello, dichiarando fondato il recupero a tassazione di uno dei costi, ed in particolare quello per carburanti, e confermando invece l’annullamento della ripresa a tassazione quanto alle spese legali e di commercialista.
Per la cassazione di quest’ultima sentenza ricorre in Cassazione l’Ufficio, ritenendo che la CTR abbia errato laddove ha confermato l’annullamento della ripresa a tassazione dei costi per spese legali e di commercialista sulla sola base della produzione delle fatture emesse dai professionisti, senza alcuna verifica del requisito dell’inerenza dei suddetti costi e del fatto che l’onere della prova grava sul contribuente.
Il pensiero della Corte
La Corte prende atto che, nel caso di specie, il contribuente ha prodotto in causa le fatture emesse da un legale e dal commercialista, e la CTR, sulla sola base della produzione documentale, ha ritenuto il costo deducibile, dandone, evidentemente, per implicita l’inerenza.
Tuttavia, anche nella accezione più ampia del concetto di inerenza, cioè come riferita all’attività di impresa in generale e non ai ricavi (Cassazione sez. V, n. 30366 del 2019):
“l’onere di provare e documentare non solo l’imponibile maturato, e dunque l’esistenza e la natura del costo, nonché i relativi fatti giustificativi, ma anche la sua concreta destinazione alla produzione, quale atto d’impresa, grava sul contribuente”.
In base a questo principio, se può ritenersi che:
“la società ha provato l’esistenza e la natura del costo, nonché il suo importo, occorre soffermarsi sulla prova della correlazione con l’attività di impresa”.
La Corte osserva che:
“il difensore della società – che non può non rilevarsi essere lo stesso avvocato che ha emesso le fatture di cui si discute ai