Proposte per la riforma della giustizia tributaria

la campagna elettorale è iniziata e in questa fase vogliamo rilanciare una proposta per migliorare l’efficienza e l’equità la giustizia tributaria: una giustizia tributaria gestita meglio sarebbe anche uno stimolo per tante imprese per investire o rimanere in Italia

Chi frequenta le Commissioni Tributarie sa bene che ci sono diverse situazioni da migliorare nel processo tributario e che la normativa relativa alla giustizia tributaria meriterebbe una riforma organica.

L’ultima sostanziale riforma risale all’1/4/1996, data di decorrenza delle norme stabilite dal D.Lgs. 546/1992 mentre una serie di miglioramenti sono stati introdotti dopo tanti anni di richieste dal D.Lgs. 24/9/2015 n. 156; tra i più rilevanti ricordiamo:

  • conciliazione in appello;
  • sospensione della sentenza e dell’atto originario sia in pendenza di appello che di giudizio della Cassazione;
  • immediata esecutività delle sentenze anche non passate in giudicato;
  • giudice monocratico nei giudizi di ottemperanza sotto i 20.000 euro;
  • condanna al pagamento delle spese di giudizio alla parte soccombente salvo soccombenza reciproca o gravi ed eccezionali ragioni espressamente motivate.

L’avvocato Maurizio Villani e CommercialistaTelematico.com sono state parte attiva di questa ultima riforma con tanto di proposta di audizione in Senato poi saltata all’ultimo momento per questioni di tempo.

Ma mentre allora non è stato possibile inserire una serie di altre novità e ci si è dovuti accontentare di poter portare avanti almeno le modifiche di cui sopra, ora invece i tempi sono maturi per procedere con la riforma del funzionamento delle Commissioni Tributarie; sembra che su questo ci sia ampia convergenza tra le forze politiche per cui è auspicabile che la nuova Legislatura affronti questa tematica non appena si sarà insediata, in modo da poterla approvare almeno entro l’anno 2018 e poter partire almeno dall’1/1/2019 con un importante ammodernamento del sistema.

E’ già stata presentata in tal senso una proposta di legge, la n. 4755, su iniziativa del Deputato Rocco Palese che ha sposato le nostre proposte.

Attualmente nel panorama legislativo italiano grande importanza è data, giustamente, al processo civile, al processo penale ed al processo amministrativo. Ma si deve ragionare anche sul fatto che rispetto ai tempi in cui sono stati varati i relativi codici il mondo è cambiato, si è trasformato. Gli importi delle imposte che spesso sono in discussione nelle Commissioni Tributarie sono elevatissimi; non è raro il caso di giudizi che investono valori molto elevati, che possono portare al fallimento di aziende per cause fiscali, magari con la perdita di innumerevoli posti di lavoro, oppure controversie per privati cittadini che possono portare conseguenze impensabili e purtroppo il pensiero va a qualche persona che è arrivata a togliersi la vita per questi problemi, sono noti a tutti i casi di qualche anno fa.

Al contrario a volte i processi civili, considerati “di serie A” rispetto a quelli tributari che – occorre prenderne atto sono legislativamente considerati “di serie B” – trattano anche casi di poche centinaia di euro. Avviene che quindi i valori in discussione siano altissimi nel mondo tributario e spesso poco rilevanti nelle cause civili, quando poi da una parte c’e’ tutto un castello di “giustizia” ben (??) organizzato e dall’altra parte tutto appare invece un po’ “dilettantistico” e lasciato alla buona volontà dei soggetti coinvolti.

Si diceva dei tanti problemi da evidenziare…

Riprendiamo allora gli stessi concetti già esposti da tempo dall’Avv. Maurizio Villani e da CommercialistaTelematico.com sulle pagine del sito internet.

Alcune sono formalità ma la forma conta tantissimo per lo Stato, anche le formalità sono molto importanti nell’ottica del miglioramento del rapporto tra Stato e cittadini.

Ad esempio ha un bruttissimo impatto sulle persone il fatto che la sede della Commissione Tributaria si trovi nello stesso stabile dell’Agenzia delle Entrate (in molte città è così).

Altrettanto antipatico è che i giudici – la cui imparzialità non è assolutamente in discussione, tutt’altro! – lavorino sotto le direttive del Ministero dell’Economia, che è lo stesso che in qualche modo “controlla” l’Agenzia delle Entrate che è parte interessata nel contenzioso (anche in questo caso non è assolutamente in discussione la serietà delle persone, però tutto ciò stona molto nei rapporti con i cittadini). E’ la stessa Carta Costituzionale che all’articolo 111 dichiara che ogni processo si deve svolgere “in condizioni di parità, davanti ad un giudice terzo e imparziale”.

Ecco allora che la prossima riforma da fare deve prevedere che la Giustizia fiscale sia affidata ad esempio alla Presidenza del Consiglio dei Ministri o se proprio questo sarà impossibile almeno al Ministero di Giustizia, che però ha già tanti problemi… ma non al Ministero dell’Economia.

Un’altra formalità che riguarda i rapporti Stato-Cittadini è la denominazione: non si dovrà più parlare di Commissioni Tributarie (serie B!) provinciali e regionali ma di veri e propri Tribunali Tributari e Corti d’appello tributarie, così come per la sezione tributaria della Corte di Cassazione.

Oltre alle necessarie formalità ci sono poi gli aspetti più sostanziali agli occhi delle persone.

I giudici devono essere magistrati che si occupano della materia a tempo pieno e non come adesso che lo fanno più per passione personale che per altro. Il settore fiscale è delicatissimo e i giudizi devono essere messi nelle mani di persone che studiano e lavorano solo per questo settore, assunti per concorso ed in maniera tale che possa venire garantita la massima competenza e professionalità.

Questi giudici tributari dovranno avere naturalmente un adeguato compenso; non tutti sanno che attualmente i giudici sono pagati 25 euro a sentenza depositata; le sospensive non prevedono nessun compenso. Inoltre i compensi sono corrisposti con discreto ritardo. Con una attuale situazione è evidente che i giudici fanno questo lavoro soprattutto per loro passione, si devono in pratica aggiornare da soli, a loro spese. Tanti fanno altri mestieri… non è questa la situazione che può permettere di giudicare casi che hanno in discussione importi che possono cambiare la vita delle persone e delle aziende.

Per le controversie di valore inferiore a 20.000 euro di potrebbe prevedere il giudice monocratico, inutile riunire tre giudici per cause di modesto importo.

La Giustizia tributaria deve essere equiparata sia nella sostanza che nella forma ai processi civili e penali, affidandola ad una magistratura specialistica ed autonoma, indipendente, professionale.

Da anni portiamo avanti queste idee, come si diceva più sopra sembra che i tempi siano maturi e ci sono serie probabilità che la prossima Legislatura parlamentare possa affrontare e risolvere la situazione.

Ecco il progetto di Legge predisposto dall’avv. Maurizio Villani e già presentato in Parlamento:

Progetto di legge sull'ordinamento della giurisdizione tributaria

12 gennaio 2018

Roberto Pasquini