La Corte di Cassazione conferma che, nelle società di capitali a ristretta base partecipativa, un accertamento fiscale definitivo sulla società preclude al socio la possibilità di contestarne la legittimità. Questa posizione solleva un dibattito giuridico, poiché limita il diritto del socio a difendersi da elementi che influenzano direttamente il suo reddito personale.
Per molti, tale preclusione rappresenta una vulnerabilità al diritto di difesa, soprattutto considerando che il socio, distinto dalla società, dovrebbe poter contestare autonomamente i presupposti fiscali che lo riguardano.
La Corte di Cassazione consolida il suo orientamento preclusivo in ordine al diritto del socio a contestare la legittimità dell’accertamento divenuto definitivo nei confronti della società partecipata. Nella citata ordinanza è testualmente riportato:
“Per consolidata giurisprudenza di legittimità, qualora nei riguardi di una società di capitali a ristretta base partecipativa sia intervenuto un accertamento definitivo circa l’esistenza di utili “in nero” realizzati dal sodalizio, il giudizio tributario promosso dal socio ne rimane pregiudicato non potendo in esso prospettarsi doglianze riferibili a tale accertamento”.
Società di capitali a ristretta base partecipativa: il rapporto fra società e soci
L’indirizzo giurisprudenziale appare opinabile e scarsamente conciliabile con l’indeclinabile diritto di difesa (art. 24 Costituzione).
A tal proposito si deve sottolineare come per Chiara Dottrina accademica (A. Contrino, “La definitività dell’accertamento de