Il Garante Privacy ha vietato l’uso del riconoscimento facciale per controllare le presenze sul lavoro, considerandolo una violazione della privacy. Le aziende devono rispettare il Codice civile e lo Statuto dei lavoratori, che permettono il controllo delle prestazioni lavorative nel rispetto della normativa sulla privacy. In alternativa, possono usare sistemi meno invasivi come le impronte digitali per accedere ad aree sensibili. Diverse aziende sono state sanzionate per l’uso illecito di dati biometrici, sottolineando l’importanza di informare adeguatamente i lavoratori e garantire la sicurezza dei dati raccolti.
Il Garante Privacy si è opposto all’utilizzo del riconoscimento facciale come strumento per il controllo delle presenze in azienda. Analizziamo per quali motivi il riconoscimento facciale viola la privacy dei lavoratori.
Invece è possibile utilizzare le impronte digitali…
Il Codice civile riconosce all’articolo 2104, comma 2, il potere del datore di lavoro di controllare che le prestazioni dei dipendenti siano svolte nel rispetto delle mansioni assegnate e, altresì, al fine di tutelare i beni aziendali contro qualsiasi tipo di danno o furto.
Controllo delle presenze e riconoscimento facciale
L’attività di controllo è comunque consentita nel rispetto di determinati limiti imposti dalla normativa, nello specifico dall’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, approvato con Legge 20 maggio 1970 numero 300.
Un’eccezione è tuttavia rappresentata dagli strumenti impiegati dal lavoratore per rendere la propria prestazione lavorativa, nonché dai meccanismi di registrazione