La gestione della riserva di rivalutazione può creare dubbi: in questo articolo, prendendo spunto dall’incrocio fra rivalutazione e superAce, vediamo alcuni esempi di effetti della rivalutazione e gestione della riserva: il caso del bilancio in utile ed i casi di chiusura in perdita
L’Amministrazione finanziaria, con la recente risposta all’istanza di interpello n. 889 del 30 dicembre 2021, ha confermato la rilevanza ai fini dell’ACE della frazione della riserva da rivalutazione corrispondente all’impatto a conto economico della maggiore quota di ammortamento contabile post rivalutazione, rispetto alla quota di ammortamento nominalistico che altrimenti sarebbe transitata a conto economico in assenza di rivalutazione, costituendo tale differenza un effettivo utile di gestione, solo mancante di immediata trasparenza informativa nel bilancio di periodo.
Per maggiore comprensione del lettore e rendere altresì più agevole il successivo esame delle dinamiche contabili che vengono ad intersecarsi con la riserva da rivalutazione, si consideri (non coinvolgendo, per ragioni di più immediata comprensione, l’impatto procurato dall’imposta sostitutiva che la legge, in modo però contabilmente poco ortodosso, impone di imputare in conto alla medesima riserva da rivalutazione) che un bene strumentale venga rivalutato da 100 a 1000 con l’emersione di una riserva di rivalutazione di 900 (al lordo dell’imposta sostitutiva).
Se si ipotizza un coefficiente di ammortamento del 10%, in ognuno dei successivi conti economici si avrà un impatto contabile di quote di ammortamento di 100 in luogo delle originarie quote nominalistiche di ammortamento di 10.
La differenza di 90, non raccordabile ad alcun costo effettivamente sostenuto e, quindi, non identificativa di alcun autentico depauperamento patrimoniale, ma solo rappresentativa della frazione di utile sperato che con la rivalutazione si è complessivamente capitalizzato in conto al cespite (900), incide direttamente sul parametro numerario del reddito/perdita di periodo che ragionieristicamente compare in bilancio.
Esempi di riserva da rivalutazione dei beni d’impresa
Si procede prospettando alcuni esempi…
Esempio 1 – riserva di rivalutazione e bilancio che chiude in utile
Se a fronte dell’imputazione della quota di ammortamento di 100 (in luogo di quella di 10, che in assenza di rivalutazione avrebbe nominalisticamente impattato a conto economico) il bilancio di periodo rivela un utile di 110, l’utile effettivo di periodo va considerato per 200, dal momento che la differenza di 90 è solo il consumo convenzionale del cespite procurato dalla rivalutazione e non un autentico consumo di costo effettivamente sostenuto (quest’ultimo è solo di 10).
Tale utile che figurativamente non viene a rappresentarsi nel conto economico, determina la volturazione per la corrispondente misura di 90 dell’iniziale utile solo stimato al momento della rivalutazione in utile effettivamente realizzato, riempendo per tale misura di effettivo contenuto patrimoniale la riserva da rivalutazione, che inizia così a ricongiungere una doppia natura di utile: un utile effettivo (90) e un utile ancora solo stimato e, quindi, atteso (810).
Civilisticamente l’originaria riserva di rivalutazione di 900, per 90 non può più essere considerata alla stregua di una riserva non distribuibile, in quanto figurativa solo d