Per riconoscere l’Assegno di Inclusione, l’INPS verifica le condizioni di svantaggio e l’inserimento nei programmi di cura, coinvolgendo Comuni e ASL tramite le piattaforme GePI e un servizio dedicato. Le verifiche devono essere completate entro 60 giorni. Dal 2024, le domande senza risposta dalle amministrazioni saranno accolte automaticamente. Ma chi garantisce la correttezza delle verifiche e come vengono gestite eventuali discrepanze tra i vari enti coinvolti?
Per riconoscere il diritto all’Assegno di Inclusione (ADI), l’INPS deve verificare le condizioni di svantaggio e di inserimento nei programmi di cura e assistenza, indicati nella domanda di prestazione da parte del cittadino. Il processo di verifica prevede il coinvolgimento delle Amministrazioni che rilasciano queste certificazioni, tra cui i Comuni e le ASL.
L’INPS informa di aver trasmesso i codici fiscali dei richiedenti, per le necessarie verifiche, ai Comuni interessati, tramite la piattaforma GePI (Gestione dei Patti per l’Inclusione sociale, curata direttamente dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali), e alle ASL, tramite il servizio dedicato.
Il riconoscimento dell’Assegno di inclusione
Ai fini del riconoscimento del beneficio dell’Assegno di inclusione (ADI), l’INPS verifica le condizioni di svantaggio e di inserimento nei programmi di cura e assistenza dichiarati nelle domande di Assegno di inclusione, presso le Amministrazioni che hanno rilasciato le relative certificazioni.
Per le certificazioni