I nuovi paradigmi dell’attestazione di sostenibilità

In attesa delle semplificazioni europee, il nuovo standard SSAE (Standard on Sustainability Assurance Engagement – Italia) ridefinisce l’attestazione della rendicontazione di sostenibilità. Questo cambiamento segna un passo decisivo per imprese e revisori, puntando a una maggiore affidabilità delle informazioni ESG e rafforzando il ruolo della revisione indipendente nel processo di certificazione.

Nuovi standard per la revisione ESG: il principio SSAE rivoluziona la rendicontazione

attestazione di sostenibilitàL’ecosistema normativo che regola la rendicontazione di sostenibilità ha conosciuto negli ultimi anni un effetto accelerativo, culminato con l’introduzione di strumenti regolatori sempre più stringenti e particolareggiati. Questa evoluzione ha raggiunto un punto significativo con l’emanazione della Determina n. RR 13 del 30 gennaio 2025 da parte della Ragioneria Generale dello Stato. Il provvedimento in parola introduce un nuovo standard di attestazione della rendicontazione di sostenibilità, noto come SSAE (Standard on Sustainability Assurance Engagement – Italia), che segna un punto di svolta per imprese e revisori.

L’obiettivo è garantire maggiore affidabilità alle informazioni ESG, rafforzando il ruolo della revisione indipendente nel processo di certificazione. Il documento allegato alla determina è rubricato, infatti, quale “Principio Italiano di Etica e Indipendenza per l’attestazione della conformità della rendicontazione di sostenibilità” ed è stato elaborato da Assirevi, CNDCEC e INRL, congiuntamente al MEF e alla Consob, in virtù della convenzione sottoscritta il 24 settembre 2014.

L’allineamento alle normative sovranazionali risponde all’esigenza di armonizzazione degli standard di rendicontazione, elemento essenziale per garantire la comparabilità delle informazioni in un contesto economico sempre più globalizzato. Il legislatore italiano ha così definito un framework coerente con l’impianto europeo, introducendo al contempo specificità nazionali che tengono conto delle caratteristiche peculiari del tessuto imprenditoriale del paese.

Un elemento distintivo della determina riguarda la progressiva estensione dell’ambito soggettivo di applicazione, che coinvolge inizialmente le imprese di grandi dimensioni per poi includere gradualmente anche le medie imprese e specifiche categorie di operatori economici, come banche, assicurazioni e società quotate. Questa impostazione graduale riflette la consapevolezza delle significative implicazioni operative derivanti dall’implementazione dei nuovi requisiti, consentendo agli operatori di adeguare progressivamente i propri sistemi e processi interni.

 

CSRD e revisione di sostenibilità

Il principio SSAE disciplina rigorosamente gli aspetti etici e tecnici dell’attestazione sulla rendicontazione di sostenibilità, imponendo ai professionisti standard elevati di deontologia professionale, riservatezza e indipendenza. La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), recepita in Italia con il D.Lgs 125/2024, ha rivoluzionato il panorama normativo estendendo gli obblighi di rendicontazione e introducendo l’obbligo di verifica esterna delle informazioni contenute nei report di sostenibilità. Gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) forniscono il framework comune per la comunicazione delle informazioni ESG, applicando il principio della doppia materialità che considera sia l’impatto dei fattori di sostenibilità sulla performance finanziaria dell’impresa, sia gli effetti delle attività aziendali su ambiente e società.

Il recepimento italiano ha rafforzato le responsabilità degli amministratori riguardo alla veridicità delle informazioni di sostenibilità e delineato un regime sanzionatorio per le violazioni. La determina RR 13/2025 ha ulteriormente affinato il sistema introducendo metodologie standardizzate di verifica e distinguendo diversi livelli di assurance. Per le imprese ciò comporta la necessità di riprogettare i sistemi informativi per garantire la tracciabilità dei dati ESG e pianificare anticipatamente il processo di attestazione.

In questo contesto il recente principio italiano introduce criteri più rigorosi per la certificazione delle performance di sostenibilità, imponendo metodologie standardizzate che consentano una valutazione coerente e comparabile a livello europeo.

 

Il nuovo modello di assurance previsto dal SSAE (Italia)

Il principio SSAE (Italia) rappresenta una svolta nell’attestazione delle informazioni ESG, delineando un quadro metodologico che rafforza il ruolo dei revisori nel garantire la trasparenza e l’affidabilità dei dati ESG. La sua introduzione risponde alla crescente richiesta di strumenti di assurance capaci di attestare la conformità delle imprese ai principi di sostenibilità previsti dalla normativa comunitaria.

Il principio SSAE si fonda su criteri di indipendenza, trasparenza e professionalità, richiedendo ai revisori competenze specifiche in materia di sostenibilità, governance e gestione dei rischi ESG. L’adozione di un approccio basato sul rischio consente di focalizzare l’attenzione sugli elementi più critici della rendicontazione, evitando che la certificazione diventi un mero adempimento burocratico.

Il nuovo principio italiano deve essere utilizzato dal revisore della sostenibilità per gli incarichi di attestazione della rendicontazione di sostenibilità dei periodi amministrativi che iniziano in data 1° gennaio 2024. Il principio suddetto si coordina con l’Isae 3000R vale a dire con lo standard internazionale elaborato dall’International Auditing and Assurance Standards Board (Iaasb). Sulla tematica ESG lo Iaasb era già intervenuto precedentemente con uno standard specifico vale a dire con l’International Standard on Sustainability Assurance o Issa 5000, molto più esteso e complesso, destinato nel futuro ad essere lo standard di riferimento.

La determina introduce una differenziazione dei livelli di assurance richiesti, prevedendo una fase di transizione durante la quale sarà ammissibile un’attestazione a garanzia limitata (limited assurance), per poi evolvere verso standard più rigorosi di assurance ragionevole (reasonable assurance). Questa articolazione temporale consente di bilanciare l’esigenza di precisione delle verifiche con la necessità di un adattamento progressivo delle prassi professionali e organizzative, in considerazione della relativa novità della materia e della complessità intrinseca delle informazioni non finanziarie.

La revisione di sostenibilità, infatti, in linea con le best practice internazionali, può essere declinata secondo due livelli distinti, ed in particolare:

  • Limited Assurance (incarico a garanzia limitata): prevede un’analisi meno approfondita basata su verifiche di coerenza e plausibilità dei dati ESG. Viene adottata principalmente per i report di tipo volontario ed il giudizio finale, formulato in forma negativa, attesta che non sono emersi elementi tali da far ritenere che la rendicontazione non sia conforme, in tutti gli aspetti significativi, ai requisiti normativi applicabili. L’attestazione di solito è simile a questa:

     “Sulla base del lavoro svolto, non sono pervenuti alla nostra attenzione elementi che ci facciano ritenere che l’informativa non sia stata redatta, in tutti gli aspetti significativi, in conformità”.

  • Reasonable Assurance (incarico a garanzia ragionevole): prevedono procedure di verifica più estese e approfondite, finalizzate a ottenere evidenze sufficienti e appropriate per formulare un giudizio positivo sulla conformità della rendicontazione. Questo approccio, più vicino a quello tradizionalmente adottato per la revisione contabile, richiede una valutazione sistematica dei sistemi di controllo interno rilevanti per la predisposizione delle informazioni, l’esecuzione di test di dettaglio e l’applicazione di procedure di validazione più articolate. Il giudizio si conclude solitamente con una attestazione positiva simile a questa:

     “A nostro giudizio, l’informativa è stata redatta, in tutti gli aspetti significativi, in conformità”.

Questa distinzione permette di modulare il grado di approfondimento in base alla dimensione dell’azienda e alla rilevanza delle informazioni ESG nel suo modello di business.

Il “Decreto Omnibus” europeo, tuttavia, volto a semplificare le normative sulla sostenibilità aziendale, adottato dalla Commissione Europea il 26 febbraio 2025 scorso, introduce rilevanti semplificazioni per la revisione della rendicontazione di sostenibilità nell’ambito della CSRD. Tra le principali novità, si prevede un’estensione del periodo transitorio per l’attestazione con limited assurance, consentendo ai revisori di adattarsi gradualmente ai requisiti di assurance ragionevole previsti dal nuovo principio SSAE (Italia).

 

Doveri e responsabilità del revisore di sostenibilità

Un aspetto qualificante del principio riguarda l’introduzione di specifici requisiti relativi alle competenze professionali dei revisori. I revisori della sostenibilità e le società di revisione sono tenuti, infatti, a rispettare principi di deontologia, riservatezza, segreto professionale, indipendenza e obiettività, in linea con i principi etici e di indipendenza riconosciuti a livello internazionale. Questi elementi costituiscono la base per un processo di attestazione rigoroso, finalizzato a fornire agli stakeholder un’adeguata garanzia sulla affidabilità e completezza delle informazioni di sostenibilità divulgate dalle organizzazioni.

Fino alla stipula di specifiche convenzioni, tali principi sono definiti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) in collaborazione con la Consob e gli ordini professionali, sulla base della convenzione sottoscritta nel 2014. Il quadro normativo richiama le disposizioni già applicabili ai revisori legali, estendendole agli incarichi di verifica della rendicontazione di sostenibilità, con un evidente richiamo alle disposizioni contenute nel D.Lgs. 39/2010.

In attesa dell’adozione a livello nazionale degli International Ethics Standards for Sustainability Assurance (IESBA), il principio stabilisce che gli obblighi di deontologia, riservatezza, segreto professionale, indipendenza e obiettività per l’attestazione della conformità della rendicontazione di sostenibilità siano soddisfatti, in via transitoria, attraverso l’estensione delle previsioni del “Codice Italiano di Etica e Indipendenza” adottato il 23 marzo 2023.

Al revisore ESG spetta il compito di analizzare criticamente le informazioni raccolte dall’impresa in modo da intercettare potenziali irregolarità, vagliando la corretta applicazione dei principi ESRS di rendicontazione, la doppia materialità (double materiality) ed il rispetto della tassonomia UE.

Rapporto tra revisori di sostenibilità ed imprese

Il nuovo principio italiano definisce con maggiore precisione i criteri di applicazione della revisione ESG, imponendo standard più stringenti per le imprese soggette agli obblighi di rendicontazione. In particolare, il provvedimento stabilisce che tutte le aziende rientranti nell’ambito di applicazione della CSRD debbano dotarsi di un sistema di controlli interni adeguato a garantire la qualità dei dati ESG e la loro verificabilità. Per i professionisti della revisione, l’adeguamento ai nuovi standard richiede un significativo investimento in termini di formazione, aggiornamento delle competenze e sviluppo di metodologie e strumenti operativi specifici per la conduzione degli incarichi di attestazione.

La necessità di integrare competenze diverse all’interno dei team di revisione impone una riconfigurazione dei modelli organizzativi tradizionali, con l’introduzione di approcci multidisciplinari che valorizzino le specializzazioni settoriali. Parallelamente, l’innalzamento progressivo dei livelli di assurance richiesti impone lo sviluppo di procedure di verifica più approfondite e articolate, con implicazioni significative in termini di risorse, tempistiche e costi degli incarichi.

Per le imprese soggette agli obblighi di rendicontazione, l’adeguamento ai nuovi requisiti di attestazione implica un rafforzamento dei sistemi interni di raccolta, elaborazione e controllo delle informazioni di sostenibilità. La necessità di fornire evidenze verificabili a supporto delle dichiarazioni contenute nelle rendicontazioni impone l’implementazione di procedure strutturate di raccolta dati, l’introduzione di controlli interni specifici e la formalizzazione dei processi decisionali relativi alla materialità e alla rappresentazione delle informazioni.

Un elemento chiave della determina è l’introduzione di requisiti specifici per la documentazione delle procedure di assurance, che devono essere strutturate in modo da garantire la tracciabilità delle verifiche effettuate. Ciò implica che i revisori siano chiamati a raccogliere e analizzare una serie di evidenze a supporto delle conclusioni espresse nel report finale. Questo processo, oltre a rafforzare la credibilità delle informazioni ESG, contribuisce a prevenire il rischio di dichiarazioni ingannevoli o non supportate da dati verificabili.

Prospettive future e impatti sul mercato

L’introduzione della determina RR 13/2025 e del principio SSAE (Italia) segna un cambiamento significativo nel panorama della rendicontazione di sostenibilità, ponendo le basi per un sistema di assurance più risoluto e credibile. Le imprese sono chiamate a un impegno maggiore nella raccolta e gestione dei dati ESG, mentre i revisori devono sviluppare nuove competenze per rispondere alle sfide poste dalla certificazione di sostenibilità.

L’adozione di standard più rigorosi potrebbe incentivare una maggiore integrazione della sostenibilità nelle strategie aziendali, spingendo le imprese a considerare i fattori ESG non solo come un requisito normativo, ma come un elemento chiave per la creazione di valore a lungo termine. Inoltre, il rafforzamento del ruolo della revisione indipendente contribuirà a migliorare la fiducia degli stakeholder, riducendo il rischio di greenwashing e garantendo una maggiore affidabilità delle informazioni fornite al mercato. Al contrario, la Commissione UE si è mossa in direzione opposta con il recente intervento Omnibus che, qualora recepito nella forma proposta, rischierebbe di frenare l’evoluzione del nuovo paradigma di sostenibilità, generando squilibri nel mercato unico.

 

NdR: potrebbe interessarti anche: Attestazione della Rendicontazione di Sostenibilità: il principio SSAE Italia
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Fabio Sartori

Sabato 15 marzo 2025

 

La Revisione del reporting ESG – Corso online 2025

Docenti: Dott.ssa Monica Peta e Dott. Riccardo Bauer

Fisco e Tasse presenta “La revisione del reporting ESG – Corso online 2025”: dalla sostenibilità alla relazione di attestazione del revisore legale.
Percorso formativo online di 4 incontri in diretta (19 marzo, 25 marzo, 2 aprile e 9 aprile 2025)  e differita 

  • Durata complessiva: 4 video-corsi in diretta e differita (due da 3 ore e due da 2 ore)
  • Crediti formativi: 10.
  • Modalità: Online in diretta. I corsi potranno essere visualizzati anche in differita.

Il Corso permette ai revisori legali di assolvere l’obbligo formativo nelle Materie del Gruppo D (materie di cui all’art.4, comma 3-ter, del Dlgs. n. 39/2010, come modificato dal D.lgs. n. 125/2024) caratterizzanti ai fini dell’attestazione di sostenibilità.

Ricordiamo infatti che, in linea con quanto consentito dalla normativa europea infatti, il decreto legislativo n. 125/2024, in deroga alle nuove disposizioni per il tirocinio e l’esame, ha previsto all’articolo 18, per i revisori iscritti al registro entro il 1° gennaio 2026 che intendano svolgere anche il lavoro finalizzato al rilascio dell’attestazione di conformità della rendicontazione di sostenibilità, un regime transitorio che permette l’acquisizione dell’abilitazione a tale attività attraverso uno specifico obbligo formativo annuale di almeno 5 crediti nelle materie caratterizzanti la sostenibilità.

Il Corso “La revisione del reporting ESG” è un percorso formativo che mira a fornire le competenze fondamentali per comprendere e applicare i nuovi obblighi di rendicontazione ESG previsti dal D.lgs. 125/2024 e dagli ESRS (European Sustainability Reporting Standards). Strutturato in quattro incontri online tra marzo e aprile 2025, il corso offre un approccio pratico e teorico per guidare le imprese e i professionisti nella transizione verso la sostenibilità aziendale.

Corso accreditato dal MEF per i Revisori Legali e in fase di accreditamento presso il CNDCEC per i Commercialisti.

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