Il credito subordinato, questo sconosciuto

un credito si definisce subordinato quando la sua soddisfazione dipende dal soddisfacimento degli altri creditori dell’impresa; i crediti subordinati diventano problematici da gestire in fase di liquidazione concorsuale (a cura Marco Conforto)

In linguistica, nella sintassi del periodo, subordinazione è la relazione che si stabilisce tra due proposizioni collocate nel periodo su piani diversi, in modo che l’una (subordinata) risulti dipendente logicamente e grammaticalmente dall’altra, che viene detta perciò principale, o reggente.

Un credito si definisce subordinato quando la sua soddisfazione dipende dal soddisfacimento di uno, un gruppo, ovvero di tutti i creditori.

La subordinazione può distinguersi in subordinazione legale/involontaria e subordinazione volontaria/negoziale.

La subordinazione legale/involontaria, a sua volta, può essere ex lege, quando è la legge ad imporre che il credito sia subordinato:

  1. credito sorto dal finanziamento del socio nella Srl ex art. 2467 c.c.;

  2. credito in virtù di un finanziamento infragruppo ex art. 2497 quinquies;

ovvero può essere giudiziale, quando è il giudice ad imporre la subordinazione ( in Italia non sussiste questa fattispecie).

La subordinazione volontaria/negoziale nasce quando è lo stesso creditore che accetta la subordinazione ex art. 2411, c. 1, c.c..

Logicamente quando il creditore accetta la clausola di subordinazione il tasso di interesse del finanziamento aumenta, in quanto aumenta il rischio di credito.

Le clausole di subordinazione possono essere molteplici e risulta fondamentale distinguere le più importanti: quella di subordinazione assoluta da quella di subordinazione relativa.

Un credito subordinato assoluto può essere soddisfatto solo dopo l’ adempimento di tutti i debiti del debitore. Un credito subordinato relativo può essere soddisfatto solo dopo l’ adempimento di uno o di un gruppo di debiti del debitore.

E’ opinione comune che il credito subordinato assoluto anche in sede fallimentare può trovare soddisfazione solo dopo che vengono ad essere soddisfatti i crediti chirografari.

E’ invece il credito subordinato relativo che crea i problemi più rilevanti in fase di riparto dell’ attivo fallimentare.

A riguardo sono due le teorie maggiormente accreditate in dottrina:

  1. La Demotion Theory;

  2. La Double Dividend System.

Applicando la Demotion Theory, il curatore deve trattare il credito subordinato relativo ad come un credito subordinato assoluto, essendo possibile la soddisfazione solo dopo la soddisfazione di tutti i creditori chirografari.

Con l’applicazione del Double Dividend System il creditore subordinato relativo verrà iscritto al passivo come creditore chirografario e la sua quota di riparto in sede fallimentare andrà a soddisfare il creditore (ovvero i creditori) per il quale il suo credito è subordinato.

In un rapporto di subordinazione avremo sicuramente un creditore Senior, che è colui che dev’essere soddisfatto per primo, ed un creditore Junior, che è identificabile in colui per il quale la soddisfazione dipende dalla soddisfazione del Senior.

Tramite l’ applicazione del Double Dividend System il creditore Senior si surroga alla quota di riparto del proprio Junior.

La Demotion Theory parte dal presupposto che il creditore subordinato relativo per essere soddisfatto deve attendere la soddisfazione di tutti i creditori chirografari, cosa questa molto discutibile in quanto il creditore subordinato relativo è subordinato non a tutti, come il subordinato assoluto, ma solo ed esclusivamente ad uno od ad un gruppo di creditori Senior.

L’ applicazione del Double Dividend System sembra più logica e razionale.

10 aprile 2014

Marco Conforto