Il presente articolo pone l’accento sul concetto di organizzazione aziendale attingendo ai contributi della psicologia quale disciplina che si innerva con e nelle dinamiche aziendali.
Il sistema azienda e, di conseguenza, il sistema organizzativo non può più essere studiato, analizzato ed interpretato in senso univoco attingendo solamente dagli studi della letteratura economico aziendale infatti, l’evoluzione dell’azienda stessa e l’evidenza empirica dei contributi dei ricercatori fanno ben pensare che non ci si possa arenare all’interno della prospettiva della teoria economica ma è necessario che si allarghino gli orizzonti abbracciando anche i contributi di altre discipline che regolamentano il funzionamento dei sistemi aziendali. L’azienda essendo formata da persone e non da macchine necessita anche uno studio basato sulla comprensione delle dinamiche relazionali tra gli attori che la compongono. Abbracciando la multidisciplinarietà si alimenta e si costruisce quella prospettiva olistica che permette di analizzare lo stesso fenomeno da svariate prospettive, generando crescita, qualità e funzionalità del proprio business.
L’articolo si baserà sull’analisi dei cinque paradigmi psicologici che contribuiscono alla definizione dell’organizzazione aziendale.
La specificità di approfondimento di questo articolo è dovuta ad una ricerca specifica dell’area di psicologia delle organizzazioni.
La dimensione psicologica nell’ambito dell’organizzazione aziendale
Quando si affrontano i temi di organizzazione aziendale inevitabilmente si abbracciano discipline che non possono identificarsi solamente in quella economico – aziendale in quanto tale branca dello scibile aziendale pone attenzione su una multidisciplinarietà che comprende studi, ricerche ed approcci social-psicologici che, in un buon sistema aziendale, rappresentano il fattore comune per una sana e corretta gestione del business e delle relazioni interne. I contributi della psicologia applicati alle aziende aiutano a capire e comprendere come si sviluppano le relazioni ed il modo in cui l’approccio di ogni risorsa umana possa contribuire alla generazione del valore in seno all’azienda e alla propria persona, in qualità di dipendente, professionista, collaboratore.
In tale sede lo scrivente ha cercato di fare emergere quel filo rosso creando una sorta di “effetto prisma” del fenomeno della strutturazione del lavoro intercalandolo in contesti psico-aziendali. Ovvero, ha cercato di analizzare l’impatto psicologico del ruolo e della mansione all’interno dell’azienda enucleandolo, momentaneamente, da aspetti più tecnicistici quali, a titolo esemplificativo, di costo, di gestione operativa, di budget, etc. avvalendosi dei contributi messi a disposizione nella comunità scientifica dei ricercatori di psicologia delle organizzazioni, psicologia generale, psicologia sociale e dei gruppi, psicologia dinamica.
Nel sistema aziendale identifichiamo un attore organizzativo quale soggetto individuale o gruppo di soggetti forniti di potere decisionale ed inseriti all’interno dei processi di cambio relazionale con le diverse entità. Tale processo dà vita all’azione organizzativa il cui scopo è raggiungere certi obiettivi sulla base delle risorse disponibili.
L’idea di attore organizzativo si articola su due elementi: l’individuo ed il gruppo. Tra i due non esiste una relazione diadica bensì un reticolo fitto di scambi bi-direzionali che ne favoriscono la crescita e lo sviluppo.
Considerando che l’azienda è un sistema in cui il risultato di ogni area influenza in modo diretto tutta l’organizzazione, la logica e l’approccio olistico rimangono sempre lo strumento principale per potere capire l’azienda nella sua interezza, fermo restando una enucleazione delle sue componenti per rendere l’analisi più profonda e comprensibile nella sua parte intercalata nel tutto.
Il contributo della psicol