Conoscere i dati dell’azienda grazie alla Business Intelligence

L’utilizzo della Business Intelligence è fondamentale per conoscere i dati aziendali ed utilizzarli bene per migliorare le performance.

“Senza dati sei solo un’altra persona con un’opinione”.

Questa massima è di William Edwards Deming, un ingegnere e consulente gestionale americano che avrebbe fatto bene a brevettarla, ammesso e non concesso che si possa brevettare una frase.

Ormai la si sente ripetere spesso, da più parti e in molte occasioni.

Di solito un fenomeno interessante viene declassato a moda quando esaurisce la sua forza originale e dirompente e diviene consuetudine, imitazione e reiterazione, più o meno autoreferenziale.

Il tema dei dati e della Business Intelligence corre lo stesso rischio perché, mai come ora, sono esistiti così tanti strumenti software a buon mercato che, abbinati ai servizi in cloud, consentono a chiunque di implementare soluzioni anche molto raffinate.

La tentazione potrebbe essere quella di dotarsi di uno di essi per adempiere al proprio dovere di “soggetto aperto alle innovazioni” e sufficientemente “moderno” agli occhi del mercato.

Niente di più inutile.

 

Perché accostarsi al mondo della Business Intelligence

conoscere dati azienda business intelligenceL’avvicinamento alla Business Intelligence dovrebbe avvenire come percorso di professionalizzazione stimolato dalla necessità di rispondere a delle domande relative al business aziendale e all’ambiente sia interno che esterno (ammesso che sia possibile continuare a decidere cosa sia interno e cosa sia esterno all’azienda).

Le risposte dovrebbero essere poi utili a prendere delle decisioni e, in nessun caso, ciò corrisponde con la mera emulazione di pratiche di tendenza.

 

Ma in quali termini la Business Intelligence può (aiutare a) rispondere a delle domande?

Dobbiamo partire dal presupposto che la conoscenza che abbiamo del mondo circostante è basata su informazioni elementari, i dati, che, adeguatamente aggregati, diventano informazioni.

Le informazioni, nel complesso, consentono di comporre scenari rispetto ai quali, valutati i nostri obiettivi, operiamo scelte prospettiche di breve e di medio-lungo periodo.

Quando rinunciamo ad analizzare i dati ci affidiamo a informazioni basate su analisi avvenute in precedenza, superstizioni, sensazioni e convinzioni maturate in modo indipendente dalla realtà.

La Business Intelligence consente di sfruttare dei modelli di dati finalizzati organizzare i dati in modo tale da favorire il raggiungimento degli scopi informativi dichiarati in origine.

Ciò consente di riconciliare l’opinione della Direzione Aziendale, o di qualunque altra funzione che deve assumere delle decisioni inerenti alla vita aziendale e ai processi di cui si compone, con una sintesi basata sull’analisi dei dati relativi ai fatti gestionali che sono accaduti o che dovrebbero accadere.

 

Gli strumenti della B.I.

L’analisi dei dati sui fatti e sulle modalità con cui sono accaduti trae origine dai sistemi informativi aziendali e da altre sorgenti di dati considerate attendibili.

La forza di questi strumenti gestionali (software specifici capaci di implementare l’analisi del business aziendale) risiede nella possibilità di selezionare, dinamicamente e coerentemente, tutta una serie di punti di vista che consentano di osservare la realtà aziendale sezionandola e fotografandola in modo lucido e tempestivo.

In sostanza, si ottiene il dominio della complessità senza perdere di vista la coerenza e riuscendo ad ottenere sintesi mirate e tempestive.

 

Si torna in fiera!

Succede, allora, che un cliente, produttore e venditore di arredamento, si renda conto che la composizione della sua clientela non sia esattamente quella da lui ritenuta sulla scorta di una forma mentale rivolta alla tradizione e alla storia dell’azienda in cui opera e che, pertanto, le risorse dedicate a canali di vendita divenuti progressivamente marginali siano molto più grandi di quelle dedicate ai mercati che in realtà stanno sostenendo l’azienda.

Preso atto di questo fenomeno, può capitare che decida di tornare in fiera, dirottando in questo tipo di iniziativa risorse altrimenti destinate altrove, per coltivare gli elementi propedeutici allo sviluppo di quel business che è diventato centrale seppur istintivamente immaginato come accessorio, complementare.

Riconnettere la propria percezione della realtà ad elementi concreti e misurabili consente di riappropriarsi di spazi gestionali abbandonati e trascurati ma tutt’altro che irrilevanti.

 

Le decisioni sono e restano del management

Da ciò non discende alcun automatismo rispetto alle scelte gestionali e strategiche giacché, per usare una metafora, non è mai il tachimetro a decidere la velocità di crociera o la direzione di un’autovettura.

Men che meno a decidere la destinazione del viaggio.

Semmai, fornisce un elemento informativo utile alla guida, contribuisce ad orientare il conducente che resta comunque consapevole e protagonista delle proprie scelte strategiche e operative e che, rispetto a tali scelte, osserverà una serie di indicatori e terrà conto di una serie di informazioni utili a definire la situazione contingente e le prospettive nel complesso.

La buona notizia è che tutti questi concetti trovano oggi spazio anche nella vita della PMI in quanto gli strumenti software e le tecnologie cloud sono diventati largamente accessibili in termini di costi e di competenze necessarie ad utilizzarli.

I soggetti coinvolti nella gestione aziendale possono contribuire a sviluppare tratti del sistema informativo fornendo competenze analitiche, progettuali e anche operative.

L’unico vero ostacolo tra l’azienda e un patrimonio informativo inedito e di straordinaria importanza rimane una forma mentale di pregiudizio e di chiusura verso la tecnologia dell’informazione, giudicata spesso una devianza che vorrebbe fare il verso a professioni distinte.

 

La sindrome da sconfinamento: se non sei un pilota quando guidi la tua auto, non sei un informatico quando usi la B.I. per l’analisi

Alle figure business accade o può accadere, almeno all’inizio, di avvertire una sorta di perplessità di fondo, un senso di colpa e di disagio causato dal presunto sconfinamento in ambiti professionali non pertinenti, peggio ancora a causa di un’adesione acritica a tendenze e mode di passaggio.

In realtà la tecnologia, qualunque tecnologia, è un patrimonio comune dell’essere umano e non è tanto lo strumento utilizzato a definire la professione di chi lo utilizza quanto, piuttosto, le finalità complessive e lo scopo per il quale si utilizza tale strumento.

 

Non si diventa piloti perché si guida un’auto, si diventa piloti perché si guida un’auto nel contesto di una gara automobilistica.

Un pilota è focalizzato sulla guida dell’auto come scopo della propria prestazione professionale, un consulente la usa per andare da un cliente.

Guidano entrambi ma per motivi e con scopi diversi.

 

NdR: Ti segnaliamo altri interventi dell’autore in tema di Business Intelligence:

Complessità, digitalizzazione, business intelligence e tecnologie cloud

Business intelligence al servizio del business aziendale: un caso pratico

 

A cura di David Bianconi

Martedì 22 novembre 2022

 

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