Il fisco italiano di fatto, e forse anche senza nemmeno averlo voluto, specula sull’investitore.
Invece di favorirlo, di agevolarlo, come in effetti meriterebbe l’investimento finanziario da parte dei privati, al di là della aliquota oggi abbastanza elevata del 26% che colpisce i capital gain (ridotta al 12,50 per i titoli dello Stato), impedisce in certi casi di compensare le minusvalenze con le plusvalenze.
Regime fiscale di fondi, SICAV e ETF
I Fondi, le SICAV e gli ETF (Exchange Traded Fund, questi dal 9 aprile 2014, D. Lgs. 44 del 4 marzo 2014) sono infatti soggetti ad un regime fiscale particolare, a tutto vantaggio del fisco.
Per questa tipologia di investimenti è infatti impossibile compensare le plusvalenze con le minusvalenze, quasi avessero una natura diversa.
Il diverso segno di tutta evidenza non può giustificare un diverso trattamento.
Tutto deriva da una scelta interpretativa molto particolare:
- i profitti di questa tipologia di titoli sono qualificati con redditi di capitale (equiparati quindi ai dividendi e alle cedole);
- le perdite come redditi diversi.
Pertanto
- le plusvalenze non sono compensabili con le minusvalenze pregresse presenti in un deposito amministrato;
- le minusvalenze possono essere compensate seco