Imprese femminili, dall’indagine Confcommercio agli incentivi statali: che cosa manca?

Il gender gap nel lavoro resta un tema centrale, ma l’imprenditoria femminile mostra segnali di crescita. Sulla scorta dei dati di un recente studio Confcommercio, tra ostacoli ancora presenti e incentivi attivi nel 2025, si delineano nuove sfide e opportunità. Un’analisi per capire cosa funziona e cosa manca per raggiungere una reale parità.

Imprenditoria femminile e gender gap: luci, ombre e prospettive

imprese femminiliGender gap, uguaglianza uomo-donna sul lavoro e lotta alle discriminazioni di genere sono temi che accendono un attualissimo dibattito. Basti pensare all’emanazione del decreto n. 3217 dello scorso 30 dicembre, con cui il Ministero del Lavoro – confermando la centralità di tali questioni ha individuato i settori professionali che, nel 2025, presentano un tasso di disparità tra i sessi maggiore del 25%. Tra le possibili soluzioni, troviamo uguali progressioni di carriera, una maggior spinta alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro, come pure un maggior risalto alla cultura della meritocrazia e un più equilibrato accesso alle posizioni apicali in azienda.

Ma per le donne che le imprese le costuiscono e svolgono, con diligenza e competenza, il ruolo di imprenditrici, qual è oggi l’effettiva situazione? È interessante provare a dare una risposta alla luce dell’indagine svolta da Confcommercio che, se da una parte indica la crescente presenza delle donne nel terziario di mercato, dall’altra mostra come la strada da percorrere – per una effettiva “parità” tra imprenditori e imprenditrici – sia ancora lunga.

Tuttavia, nel 2025 ci sono alcuni strumenti e agevolazioni statali a sostegno dell’imprenditoria femminile che coglieremo l’occasione di indicare, sulla scorta dei dati e dei numeri di Confcommercio. Ma cercheremo anche di capire, in sintesi, che cosa ancora manca alla “ricetta” delle istituzioni per garantire alle imprese femminile una effettiva espansione all’insegna della meritocrazia e del talento.

 

L’analisi di Confcommercio sull’occupazione femminile

Nel corso del convegno Confcommercio dello scorso 5 dicembre, il Forum Annuale del Gruppo Nazionale Terziario Donna Confcommercio “Donne, Imprese, Futuro” dedicato al tema del “lavoro che cambia”, è stata presentata una interessante indagine dell’Ufficio Studi di Confcommercio, avente ad oggetto le dinamiche dell’occupazione femminile, dipendente e autonoma, e l’impatto sulla crescita economica.

Ebbene, secondo quanto indicato nello studio, nel nostro paese il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro tra i 15 e i 74 anni è pari al 48,2%, contro una media UE del 59,6%. Si tratta di un dato – il divario di oltre undici punti percentuali – che fa riflettere nel confronto con il sesso maschile, perché la differenza è data da un 65,5% di tasso di partecipazione entro i confini nazionali, contro il 70,2% nell’UE. In sostanza le donne in Italia, rispetto all’Europa, pagano un gap doppio nel mondo dell’occupazione, rispetto ai colleghi maschi.

Confcommercio sottolinea altresì che se il tasso femminile italiano fosse allineato a quello UE, si conterebbero 2,3 milioni di occupate in più. Ancora una volta emerge la forte spaccatura tra settentrione e meridione: nel Sud Italia la differenza è ancora più marcata, con un tasso di partecipazione femminile pari del 35,5%, oltre 24 punti sotto la media UE, mentre al Nord sale al 55,4%.

 

Lavoratrici autonome e imprenditrici, segnali incoraggianti nel percorso verso la parità di genere

Per quasi un trentennio, ossia dal 1995 al 2023, il terziario di mercato – spiega Confcommercio nella sua analisi – ha prodotto 3,4 milioni di nuovi posti di lavoro, per un incremento del 30,8%, mentre le altre aree hanno registrato un calo di occupati. Nel terziario il lavoro femminile costituisce il 47,5%, un valore maggiore rispetto alla media generale delle attività economiche (39,6%).

Non solo. Tra i lavoratori autonomi, la presenza delle donne è assai rilevante nella GDO (44,6%), nel piccolo commercio (37,6%), nel turismo (42,3%), nelle professioni (37,2%) e nei servizi alle persone (53,9%).

L’analisi Confcommercio prosegue considerando – nel mercato del lavoro – l’incremento della componente femminile, sia dipendente che autonoma: un +13,3% nel periodo 2019-2023, percentuale però superata nel terziario di mercato, in cui la crescita femminile è stata ancora più visibile con un +15,8%.

Oggi le imprese guidate da donne – che hanno nel terziario di mercato un settore di elezione – rappresentano il 22,21% del totale: percentuale che non è ancora vicina alla parità del 50%, ma che rappresenta comunque un bel passo in avanti rispetto agli albori del XXI secolo.

 

Smart&Start

Questi numeri e percentuali offerte dall’analisi di Confcommercio indicano un trend tutto sommato positivo, e dovuto anche alla rete di incentivi e agevolazioni previste dalle istituzioni a favore delle imprese femminili.

Si pensi in primis all’incentivo a sportello Smart&Start, previsto da MIMIT e con un meccanismo assai interessante. Oltre a contributi a fondo perduto e servizi di tutoraggio, l’incentivo prevede, infatti, finanziamenti agevolati a copertura delle spese per progetti con importi compresi tra i 100mila e il milione e mezzo di euro.

In particolare il finanziamento è a tasso zero e senza garanzie, per coprire fino all’80% delle spese ammissibili. Percentuale che sale al 90% per startup interamente formate giovani under 36 oppure, per quanto qui specificamente interessa, da donne. Il finanziamento andrà poi restituito in una decade, a cominciare dal dodicesimo mese posteriore all’ultima quota incassata.

Fondo impresa femminile

Altrettanto utile all’imprenditoria femminile – e supportato dal PNRR – è il fondo impresa, ossia un differente incentivo previsto dal MIMIT e diretto a supportare la creazione e lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali, guidate da donne, tramite sia contributi a fondo perduto, che finanziamenti agevolati. Le imprese debbono però avere sede in Italia.

Precisiamo tuttavia che, a seguito dell’esaurimento delle risorse disponibili per le elevate richieste, con avviso del 7 giugno 2022 è stata disposta la chiusura dello sportello. Lo indica lo stesso MIMIT nel sito ufficiale, sottintendendosi che il fondo in oggetto è un’opportunità tuttora facente parte della rete degli incentivi all’imprenditoria femminile, ma al momento non attiva.

ON – Oltre Nuove imprese a tasso zero

Previsto anche per quest’anno, l’incentivo è rivolto ai giovani e alle donne che intendono emergere imprenditorialmente. Le agevolazioni sono valide in tutto il territorio nazionale e comportano un mix di finanziamento a tasso zero e contributi a fondo perduto per progetti d’impresa entro i tre milioni di euro. Tale mix è particolarmente interessante, perché può coprire fino al 90% delle spese totali ammissibili.

A beneficiare della misura sono le micro e piccole imprese, con sede legale e operativa in Italia, composte in prevalenza da giovani tra i 18 e i 35 anni o, per quanto qui interessa, da donne di tutte le età. In particolare, sono ammissibili le imprese che abbiano una compagine sociale formata per almeno il 51% da giovani under 35 e da lavoratrici di qualsiasi età.

Da notare che la maggioranza si riferisce sia al numero di membri donne presenti nella compagine sociale sia alle quote di capitale detenute. Accedono all’incentivo ON – Oltre Nuove imprese a tasso zero le imprese formate entro i 5 anni anteriori con regole e modalità diverse, a seconda che si tratti imprese formate da non più di 3 anni o da imprese formate da almeno 3 anni e da non più di 5.

 

Cosa manca alla rete di incentivi all’imprenditoria femminile?

Negli ultimi anni, la rete di incentivi e agevolazioni per l’imprenditoria femminile in Italia ha fatto passi avanti, ma presenta ancora diverse lacune e criticità che andrebbero colmate, per favorire una crescita più solida e sostenibile delle aziende guidate da donne.

Sarebbe auspicabile una maggiore continuità e stabilità delle agevolazioni, in quanto le iniziative dedicate all’imprenditoria femminile, come ad es. il Fondo Impresa Femminile, tendono a esaurire rapidamente le risorse disponibili, lasciando molte imprenditrici senza possibilità di accesso ma confermando quanto l’imprenditoria delle donne sia viva e dinamica.

Ecco perché sarebbe utile stabilizzare le misure con stanziamenti strutturali e pluriennali, per evitare una sorta di stop and go delle agevolazioni, ma anche rendere ciclici tutti i bandi, con finestre di accesso regolari e prevedibili.

Al contempo, le istituzioni dovrebbero mirare alla semplificazione burocratica e all’accesso facilitato e più rapido ai finanziamenti, perché le procedure per ottenere fondi pubblici possono risultare talvolta complesse e lente, scoraggiando non poche imprenditrici. Al contempo, sarebbe utile creare una piattaforma unificata per raccogliere ogni opportunità disponibile, evitando la frammentazione tra diverse istituzioni.

Ancora, sarebbero auspicabili incentivi ad hoc per le imprese femminili già avviate. Oggi, infatti, le misure tendono a concentrarsi sulla nascita delle attività, ma mancano incentivi di ampio respiro, per supportare lo sviluppo e la digitalizzazione delle aziende femminili già esistenti.

Ecco perché la rete di incentivi sarebbe utilmente integrata da fondi specifici per scalare il business e favorire l’internazionalizzazione, e da incentivi per la partecipazione delle imprese femminili a bandi europei e gare d’appalto.

Anche il supporto alla conciliazione lavoro-famiglia è un altro aspetto degno di nota. Infatti, uno dei principali ostacoli per le imprenditrici è tuttora rappresentato dalla difficoltà di conciliare attività lavorativa e vita familiare. Le misure come la Carta per i nuovi nati, l’assegno universale o il bonus asilo nido sono lodevoli iniziative, ma – a ben vedere – potrebbero essere saggiamente integrate ad es. da specifici voucher per servizi di assistenza all’infanzia e agli anziani, specifici per le imprenditrici, oppure da forme di flessibilità fiscale per le donne con figli piccoli.

Infine, anche la creazione di fondi di venture capital dedicati alle startup femminili e lo stimolo alla creazione di un programma nazionale di mentorship, per supportare le imprenditrici con formazione specifica su finanza, gestione aziendale e networking, potrebbero costituire ulteriori strumenti con cui agevolare la piena espansione delle attività d’impresa di impronta femminile.

 

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Claudio Garau

Sabato 5 aprile 2025