Calcolare l’orario di lavoro dei dipendenti non sempre è cosa facile. Esso include tutto il tempo in cui il dipendente è a disposizione dell’azienda, non solo svolgendo le mansioni principali, ma anche attività come indossare la divisa e spostarsi tra il magazzino e il luogo di lavoro. Alcune attività personali, invece, non sono conteggiate.
Anche la partecipazione a corsi di formazione obbligatori e il tempo trascorso tra l’ingresso in azienda e l’inizio effettivo del lavoro fanno parte dell’orario lavorativo.
Cerchiamo di capire meglio come calcolare l’orario di lavoro e come viene retribuito.
La normativa italiana, rappresentata dal Decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66, definisce l’orario di lavoro – articolo 1, comma 2, lettera a) – come qualsiasi periodo in cui il dipendente è al lavoro, a disposizione dell’azienda e nell’esercizio della sua attività o delle sue funzioni.
Considerato che il dipendente, nel corso dell’orario di lavoro, è soggetto alla sfera tecnico – organizzativa dell’azienda e, di conseguenza, del suo potere direttivo, può essere comandato a svolgere le prestazioni manuali e / o intellettuali definite nel contratto di assunzione o nelle intese successivamente intercorse.
A fronte della prestazione resa il lavoratore ha diritto all’erogazione della retribuzione, a carico azienda, a mezzo produzione di un apposito cedolino (busta) paga.
Come si calcola l’orario di lavoro?
Dal momento che alle ore di lavoro corrisponde l’obbligo di riconoscere la retribuzione, diventa cruciale capire quali attività sono considerate orario di lavoro e, di conseguenza, sono economicamente a carico dell’azienda.
Analizziamo la questione in dettaglio.
La regola generale
In base a quella che è la definizione normativa fornita dal citato articolo 1, comma 2, lettera a