Il preavviso è il periodo che intercorre tra la comunicazione di licenziamento o dimissioni e l’ultimo giorno di lavoro, durante il quale l’azienda può riorganizzarsi e il dipendente cercare una nuova occupazione. Se il datore di lavoro non rispetta il preavviso, deve corrispondere al dipendente un’indennità sostitutiva. Se, invece, è il dipendente a non rispettare il preavviso, l’azienda può trattenere dal suo stipendio l’importo equivalente. Quando il datore di lavoro è obbligato a pagare l’indennità sostitutiva? Come si calcola esattamente? E quali sono i criteri per determinare l’importo da trattenere in caso di mancato preavviso da parte del dipendente?
Il preavviso è da intendersi come quel lasso di tempo che intercorre tra la data in cui il datore di lavoro (nel caso del licenziamento) o il dipendente (nelle dimissioni) comunica alla controparte la volontà di risolvere il contratto di lavoro subordinato e l’ultimo giorno di vigenza del contratto stesso.
Preavviso: obiettivo e tempistiche
L’obiettivo del preavviso è assicurare a chi subisce il recesso un arco di tempo sufficiente affinché possa:
- lato azienda, riorganizzare l’attività economico – produttiva e / o trovare uno o più sostituti (dimissioni);
- lato dipendente, cercare un’altra occupazione (licenziamento).
Nel corso del preavviso, infatti, il contratto prosegue regolarmente. Questo significa che il dipendente è obbligato ad assicurare la prestazione lavorativa manuale e / o intellettuale definita in sede di assunzione (o nelle intese successivamente intercorse) mentre l’azienda è tenuta a corrispondere la retribuzione.
Considerata la funzione del preavviso, la definizione della sua durata è affidata ai contratti collettivi nazionali di lavoro o, in mancanza di disposizioni contrattuali, agli usi o all’equità (per gli operai) ovvero (per gli impiegati) alle tempistiche definite dalla legge sull’impiego privato (articolo 10, Regio d