L’imposta sulle successioni nella riforma fiscale

Esaminiamo come il disegno di legge delega per la riforma fiscale, approvato dal Consiglio dei Ministri, intende modificare l’imposizione fiscale sulle successioni in Italia, norme peraltro applicabili anche alle donazioni.

Introduzione all’imposta sulle successioni nella riforma fiscale

imposta successioni riforma fiscaleIl disegno di legge delega per la riforma fiscale è stato approvato il 16 marzo 2023 dal Consiglio dei Ministri con procedura d’urgenza e presentato alla Camera dei Deputati il 23 marzo. 

Sono proposte modifiche in generale per l’IRPEF e l’IRES, che costituiscono in ogni caso la ossatura di questa riforma, ed anche per i tributi indiretti diversi dall’IVA, tra cui l’imposta sulle successioni e donazioni.

In particolare, ne tratta l’articolo 10 titolato “Imposta di registro, imposta sulle successioni e donazioni, imposta di bollo e altri tributi indiretti diversi dall’IVA” che così prevede:

“1. Nell’esercizio della delega di cui all’articolo 1 il Governo osserva altresì i seguenti princìpi e criteri direttivi specifici per la razionalizzazione dell’imposta di registro, dell’imposta sulle successioni e donazioni, dell’imposta di bollo e degli altri tributi indiretti diversi dall’IVA:

  1. razionalizzare la disciplina dei singoli tributi, anche mediante l’accorpamento o la soppressione di fattispecie imponibili ovvero mediante la revisione della base imponibile o della misura dell’imposta applicabile; 
     
  2. prevedere il sistema di autoliquidazione per l’imposta sulle successioni e per l’imposta di registro; 
     
  3. semplificare la disciplina dell’imposta di bollo e dei tributi speciali tenendo conto, in particolare, della dematerializzazione dei documenti e degli atti;
     
  4. prevedere l’applicazione di un’imposta, eventualmente in misura fissa, sostitutiva dell’imposta di bollo, delle imposte ipotecaria e catastale, dei tributi speciali catastali e delle tasse ipotecarie, per gli atti assoggettati all’imposta di registro e all’imposta sulle successioni e donazioni e per le conseguenti formalità da eseguire presso il catasto e i registri immobiliari;
     
  5. ridurre e semplificare gli adempimenti a carico dei contribuenti anche mediante l’introduzione di nuove soluzioni tecnologiche e il potenziamento dei servizi telematici;
     
  6. semplificare le modalità di pagamento dei tributi e assicurare sistemi più efficienti di riscossione anche mediante l’utilizzo di mezzi elettronici di pagamento;
     
  7. rivedere le modalità di applicazione dell’imposta di registro sugli atti giudiziari con finalità di semplificazione e con la previsione della preventiva richiesta del tributo alla parte soccombente, ove agevolmente identificabile”.

In sintesi si prevede una razionalizzazione molto ampia, come possibilità; in particolare una razionalizzazione che potrebbe trovare applicazione anche con la revisione della base imponibile oppure della misura della imposta applicabile (esenzioni o aliquote), una autoliquidazione e la applicazione di una imposta sostitutiva, eventualmente anche fissa, in luogo dell’imposta di bollo, delle imposte ipotecarie e catastali.

 

Qualche dato

Qualche dato, relativamente alle imposte sulle successioni e donazioni, imposta che non è mai stata di gran rilevanza complessiva, per l’erario, anche se ultimamente il suo gettito è in aumento; 1.043 milioni di euro nel 2022 contro 805 milioni nel 2018.

E tale aumento è stato spiegato, essendo invariata la normativa, da due motivazioni convergenti: l’aumento dei decessi dovuti alla pandemia e il contemporaneo invecchiamento complessivo della popolazione italiana I decessi nel corso del 2022 sono ammontati a 713.499.

Un riscontro di tale situazione la si ha anche dall’andamento del numero delle dichiarazioni di successione presentate, passate da 494.500 nel 2019 ad oltre 600.000 nel 2022 (636.700 nel 2021) .

Per un raffronto circa l’importanza e l’entità di tale imposta, si può indicare come riferimento il totale delle imposte sul lotto, che ammontano nel 2022 a 7,7 miliardi.

 

La situazione attuale

L’imposizione fiscale sulle successioni in Italia, applicabile anche alle donazioni, è sicuramente tra le più basse in assoluto.

Al di là del limitato periodo di esenzione assoluta, che crediamo sia stato un unico caso tra i paesi ad economia avanzata, l’attuale regime è caratterizzato dalla applicazione di una aliquota proporzionale del 4% per il coniuge, partner di unione civile, discendenti e ascendenti con una franchigia, per soggetto, di 1 milione di euro, aliquota del 6% tra fratelli, con franchigia per soggetto di euro 100.000, e stessa aliquota del 6% , ma senza franchigia, per parenti entro il quarto grado e affini entro il terzo; aliquota dell’8% per tutti gli altri.

Esistono poi agevolazioni significative per il passaggio di quote societarie di controllo (esenzione) e per i patti di famiglia, strumento da utilizzarsi per il passaggio generazionale delle imprese.

 

Le esperienze estere: il principio di tassazione Worldwide

Esperienze estere sono sicuramente più penalizzanti, e la riprova l’avrà avuta chi ha avuto il caso di successioni con beni all’estero.

Ricordiamo con in Italia esista il principio di tassazione cosiddetto Worldwide; la successione di un residente in Italia è soggetta alle imposte su tutti i beni, anche se esistenti all’estero.

In presenza di beni immobili situati all’estero, ad esempio in Francia, l’erede italiano pagherà l’imposta sulle successioni locale, molto elevata, e a scaglioni, e poi, in virtù della convenzione contro le doppie imposizioni, si detrarrà tale imposta delle imposte dovute sullo stesso bene, in Italia. Ma praticamente, essendo l’imposta francese molto più elevata di quella italiana, di fatto si paga la sola imposta francese.

In Francia coniuge e partner di unione civile sono esentati, mentre per i figli e gli ascendenti si applicano aliquote a scaglioni, dal 5% al 45%, con una piccola franchigia di euro 100.000 ridotta fino ad euro1.594 per discendenti in linea retta di secondo e terzo grado. per fratelli aliquota dal 35% al 45% con franchigia di euro 15.932 e 60% per tutti gli altri soggetti.

Nel Regno Unito come per la Francia, coniuge e partner di unione civile sono esentati; altrimenti l’aliquota è del 40% con franchigia da 325.000 a 1 milione di sterline per i discendenti in linea retta e da 325.000 a 650.000 sterline in assenza di parentela.

Qualche agevolazione per la presenza della casa di residenza.

In Germania, aliquote dal 7% al 30%, con franchigia fino ad euro 500.000 per coniuge e partner di unione civile, di euro di 200.000 o 400.000 per figli e fino ad euro 100.000 per ascendenti.

Aliquota dal 15% al 43% per fratelli, nipoti, suoceri ed ex coniugi, con franchigia di euro 20.000, e sempre con franchigia di euro 20.000 in assenza di parentela, con aliquote dal 30% al 50% (Dati esteri tratti da Michela Finizio, Il Sole 24 ore del 27 marzo 2023).

Si segnala un caso della pratica; in Spagna, una donazione effettuata in Italia di bene immobile in Italia a cittadino italiano residente in Spagna è soggetta a imposta sulle donazioni anche in Spagna.

 

Conclusione

Risulta di tutta evidenza la gran differenza del regime fiscale italiano, rispetto ad altre realtà di paesi a noi vicini.

Una giustificazione che spesso viene data per giustificare questo diverso trattamento è che in Italia vige da sempre un regime civilistico molto limitativo, circa la legittima, diritto che in certi paesi o è molto limitato o addirittura non esiste (come parrebbe essere in USA).

Tenuto conto di tutto, pare pertanto assai poco probabile che le imposte sulle successioni possano avere una riduzione, con la riforma tributaria.

Una semplificazione certamente sì, ma non una riduzione di aliquote né tantomeno una variazione dei regimi agevolativi, per la successione di quote di controllo di società.

 

Fonte: Disegno di legge n. 1038.

 

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A cura di Giuseppe Rebecca

Sabato 22 aprile 2023